A Tel Aviv migliaia di donne hanno sfilato insieme contro la violenza domestica che le accomuna: «Siamo le vittime ignote del Covid, è una guerra nella guerra, il governo non difende nessuna».
A Tel Aviv migliaia di donne hanno sfilato insieme contro la violenza domestica che le accomuna: «Siamo le vittime ignote del Covid, è una guerra nella guerra, il governo non difende nessuna»TEL AVIV. Hanno raccontato la loro storia una dopo l’altra sul palco allestito a ridosso di Charles Clore Garden, tra la spiaggia e lo skyline di Tel Aviv. Shira Vishnyak, la sorella della ventunenne ammazzata dal marito due settimane fa a Ramat Gan.
«È un’epidemia silenziosa, siamo le vittime ignote del coronavirus pur rappresentando il 51% della popolazione», ci spiega Dror Sadot, una delle organizzatrici della marcia organizzata ieri a Tel Aviv, oltre diecimila persone distanziate ma compatte nel dire no all’indifferenza.
«È una guerra nella guerra e si consuma in silenzio, il femminicidio è percepito come un problema di genere sebbene sia una questione di civiltà», sottolinea Anat Lev Adler, attivista e giornalista del quotidiano Yedioth Ahronot.
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