Ma Lagarde non abbandona la prudenza, mentre sale il pressing anche sulla Fed
Il premio Nobel per l'economia Paul Krugman non ha dubbi: se la Federal Reserve non taglia subito i tassi, gli Usa scivoleranno in recessione. È lo stesso invito che il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il numero uno dell'Abi Antonio Patuelli hanno rivolto alla Bce. Pressioni condivisibili: a fronte di un deterioramento rapido come un centometrista della congiuntura globale, le banche centrali sono ancora ai blocchi di partenza.
L'impressione è che la postura da bradipo, assunta dopo aver riportato l'inflazione su livelli più sostenibili, non verrà abbandonata. Un sondaggio condotto da Bloomberg su un campione di economisti riferisce infatti che l'istituto guidato da Christine Lagarde ridurrà i tassi una volta ogni trimestre fino alla fine del prossimo anno arrivando dunque nel dicembre del 2025 al livello del 2,25%, dall'attuale 4,25%.
Seppur Madame Lagarde ripeta ad libitum che l'istituto è data dipendent , il solo dato degno di attenzione sarà quello del prossimo 30 agosto sull'inflazione di luglio che probabilmente non si discosterà dall'aumento dei prezzi del mese prima . È un valore, non troppo distante dal target del 2% della Bce, che rende difficile giustificare i 15 mesi di attesa necessari, secondo Bloomberg, per sgonfiare i tassi di 200 punti base.
Come osserva Michael Hartnett, chief strategist della Bank of America, il nodo è che i tagli, per aver efficacia, non dovranno essere dispensati col contagocce. Ciò vale soprattutto per la Bce, ma anche per la Fed. I recuperi di Wall Street dopo il Black Monday hanno eliminato la necessità d una riunione di emergenza. Eppure, le possibilità di una sforbiciata di mezzo punto già in settembre restano ancorate al 75%.
Giusto per sostenere la narrazione dell'atterraggio morbido, si tende a ignorare che l'Household Survey ha aggiunto zero posti di lavoro nell'ultimo anno; che le inadempienze legate alle carte di credito sono più elevate ora rispetto al 2019; e che le ricerche web dei consumatori per camere, voli e crociere sono diminuite drasticamente negli ultimi trimestri. Tre indizi sufficienti a provare che la recessione è nell'aria e che non è più tempo per bradipi.
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