Covid e Rischio Cardiovascolare: Studio dimostra L'accelerazione della Placca Coronarica

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Una nuova ricerca di Shanghai dimostra come l'infezione da Covid-19 possa aumentare il rischio di eventi cardiovascolari. Il virus SARS-CoV-2, oltre a causare danni ai polmoni, sembra accelerare la crescita della placca nelle arterie coronarie, aumentando il rischio di infarto, ictus e altre patologie cardiovascolari. Lo studio, pubblicato su Radiology, ha analizzato 803 pazienti e ha evidenziato un aumento significativo del volume della placca nelle arterie coronarie nei pazienti infettati da Covid rispetto a quelli non infettati. Gli effetti, secondo gli esperti, potrebbero persistere per un anno o più.

Che l'infezione da Covid possa scatenare problemi cardiaci anche seri, era già venuto a galla, ma ora si è fatto un passo in più: la quantificazione del rischio si è trasformata da evento probabile a fatto vero e proprio.

Il virus SARS-CoV-2 può essere responsabile di un aumento del rischio di eventi cardiaci: lo afferma una ricerca condotta dall'ospedale Zhongshan, Fudan University di Shanghai, in Cina, pubblicata su Radiology, rivista della Radiological Society of North America (Rsna) secondo cui l'infezione generata dal virus SARS-CoV-2, causa delle sindrome respiratoria acuta grave, è responsabile anche della rapida crescita della placca nelle arterie coronarie, quindi di un aumento del rischio di eventi cardiovascolari. \Covid colpisce il sistema cardiovascolare «Covid, causato dal SARS-CoV-2, è inizialmente caratterizzato da un danno polmonare acuto e insufficienza respiratoria - ha spiegato Junbo Ge, professore e direttore del Dipartimento di Cardiologia del dell’ospedale Zhongshan -. Tuttavia, nuove evidenze indicano che può portare a un’eccessiva risposta infiammatoria in grado di influenzare il sistema cardiovascolare». Questa infiammazione sistemica avrebbe conseguenze importanti per il cuore oltre il primo mese di infezione, aumentando i tassi di mortalità e gli esiti sfavorevoli, come dimostrerebbero specifiche analisi condotte con angiografia coronarica TC (CCTA), utili a valutare l’infiammazione coronaria tramite i cambiamenti nel tessuto che circonda le arterie coronarie, il carico e il tipo di placca. \Lo studio su 803 pazienti Lo studio retrospettivo ha incluso 803 partecipanti di età media, 63,9 anni: 543 uomini, di cui 329 pazienti (41%) sottoposti a CCTA prima della pandemia Covid e 474 pazienti durante la pandemia, nel periodo compreso tra settembre 2018 e ottobre 2023. Sulla totalità, 25 pazienti erano stati infettati da SARS-CoV-2 prima dell’imaging. I ricercatori hanno poi analizzato un totale di 2.588 lesioni dell’arteria coronaria, tra cui 2.108 tra pazienti SARS-CoV-2 e 480 lesioni tra pazienti non infetti, e per ciascuno hanno confrontato le misurazioni basali e di follow-up delle variazioni del volume della placca, la presenza di placca ad alto rischio e infiammazione. Infine è stata valutata la possibile relazione tra SARS-CoV-2 ed eventi cardiovascolari, come un infarto o la richiesta di una procedura di rivascolarizzazione. \I risultati Al basale, la stenosi media, cioè il restringimento dell’arteria, per lesione era del 31,3% contro l’8,1% delle lesioni che presentava una stenosi di diametro pari o superiore al 50%. Rispetto ai pazienti non infetti, i volumi della placca hanno fatto osservare un rapido aumento nei pazienti SARS-CoV-2, con un’incidenza maggiore di placche ad alto rischio (20,1% contro 15,8%) e di infiammazione coronarica (27% contro 19,9%). Sempre in questo gruppo di pazienti si è registrato anche un rischio maggiore di fallimento della lesione target (10,4% contro 3,1%), un indicatore di aumentato rischio di infarto o ictus. 'L’infiammazione successiva al Covid può portare a una crescita continua della placca, in particolare nelle placche ad alto rischio e non calcificate - ha detto il dottor Ge -. Ciò significa che i pazienti con infezione da SARS-CoV-2 presentano un rischio maggiore di infarto miocardico, sindrome coronarica acuta e ictus fino a un anno; effetti che persistono anche durante le conseguenze del Covid, indipendentemente da comorbilità come età, ipertensione e diabete. Pertanto i risultati del nostro studio suggeriscono che l’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe esacerbare il rischio cardiovascolare accelerando la progressione delle placche e l’infiammazione coronarica”. Saranno necessarie altre ricerche per comprendere i meccanismi biologici di questo processo e formulare approcci preventivi e terapeutici. “Si dovrà prevedere un impatto maggiore in futuro delle patologie cardiovascolare – ha concluso Ge -, poiché la maggior parte dei pazienti con SARS-CoV-2 guarisce dall’infezione acuta». \Pregliasco: 'Gli effetti su diversi organi” Tutto ciò è la conferma dei danni che il virus SARS-CoV-2 fa al nostro organismo, secondo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano. Che spiega: “Questo studio dimostra che c’è il bisogno di quantificare quello che i primi lavori sul Covid avevano evidenziato. E capiamo come la conseguenza dell’infezione non sia solo la polmonite interstiziale, ma parecchio di più: qualcosa che ha effetti su vari organi”. 'Per quanto riguarda le conseguenze che il virus SARS-CoV-2 ha sul cuore, basta guardare alla miocardite, patologia frequente, che prima della pandemia aveva un’incidenza di 1 caso ogni 100mila persone all’anno, mentre oggi ha raggiunto i 146 casi ogni 100mila persone –prosegue Pregliasco -. Tra l’altro, se vogliamo fare il raffronto con il vaccino anti-Covid, è vero che quest’ultimo può causare la miocardite, ma 6 volte meno della malattia

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