Un cronista recentemente prosciolto da un'accusa di violenza sessuale critica il giornalismo giudiziario per la sua mancanza di responsabilità e per il conformismo che può portare a errori gravi. Racconta la sua esperienza personale, come la sua richiesta di archiviazione è stata erroneamente presentata come una condanna, e sottolinea l'importanza di considerare il dubbio come elemento chiave nel racconto.
Il cronista, prosciolto dall'accusa di violenza sessuale, racconta la sua storia e ragiona su difetti e colpe del giornalismo giudiziario: “C’è chi ha fatto passare la mia richiesta di archiviazione come una condanna. Più che del bavaglio, dovremmo preoccuparci del conformismo di troppi colleghi”“Il primo articolo uscito su di me conteneva questa espressione, queste esatte parole: ‘Stupro di gruppo’.
. Ho fatto pensieri... pensieri molto brutti... Noi giornalisti maneggiamo la reputazione degli altri. E questo andrebbe fatto con grande senso di responsabilità”. E invece? “E invece non è così. “Le carte giudiziarie, le intercettazioni, non si usano per distruggere gli altri. Altrimenti saltano completamente le regole.
”. Che non ci sarà più la famigerata intercettazione sulla “sguattera del Guatemala”, una cosa che non aveva nessuna giustificazione. Come non aveva nessun interesse pubblico, se non morboso, l’intercettazione tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie mandata in onda pochi giorni fa da “Report” su Rai3. Aldo Grasso sul Corriere l’ha definita “spazzatura” e “mascalzonata”. Tu che ne pensi? “Penso che Aldo Grasso sia un grande critico televisivo.
Inoltre penso che ogni falsa denuncia sia un ostacolo per la battaglia alla violenza di genere. Guarda, l’espressione sorella, io ti credo, che si riferisce alla giusta necessità di tutelare sempre la donna, non può essere un atto di fede. Voglio dire questo: se credi e basta, può trasformarsi in una condanna a prescindere. Non è normale”. E’ fondamentalismo. “E poi in questa storia c’era anche un’altra ‘sorella’, se vogliamo dirla tutta.
Cercavo giornalisti. Professionisti che studiano un fatto, si informano, si fanno un’idea e ne scrivono onestamente. E invece sai cos’è successo? E’ successo che quel titolo osceno sulla mia vicenda, ‘Stupro di gruppo’, veniva ripreso letteralmente da una miriade di siti online. Con il copia e incolla. Senza che nessuno controllasse niente. Senza telefonate né verifiche. Nulla. Una notizia la si scrive, però dando la possibilità di replica.
GIORNALISMO RESPONSABILITÀ VIOLENZA SESSUALE CONFORMISMO DUBBIO
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