DeepSeek e l'AI Act: Benifei smentisce la colpa della legge

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Brando Benifei, eurodeputato e relatore dell'AI Act, spiega perché l'entrata in vigore della normativa europea non è la causa del ritardo dell'Europa rispetto a Cina e Stati Uniti nell'ambito dell'intelligenza artificiale. Benifei sottolinea la necessità di un mercato europeo dei dati e la scarsa propensione delle aziende a innovare, evidenziando che l'AI Act mira a garantire elevati standard di privacy.

È vero, un'azienda come DeepSeek non sarebbe potuta nascere in Europa . Ma non per colpa dell'AI Act. Brando Benifei, eurodeputato dem e tra i relatori della legge europea che ha regolato l'intelligenza artificiale nel Vecchio Continente, ribadisce che la prima normativa al mondo sul settore, entrata in vigore il 2 febbraio con i suoi primi divieti, non è la causa del ritardo dell' Europa rispetto a Cina e Stati Uniti.

Per Benifei, se l'Europa si trova costretta a rincorrere Cina e Usa non è per colpa della legge, ma per una scarsa armonizzazione delle regolamentazioni nazionali e la quasi impossibilità di avere dati di qualità in Europa, e soprattutto per una «scarsa propensione delle nostre aziende a fare lo stesso». Cosa succederà dopo il 2 febbraio? «Il 2 febbraio entreranno in vigore i divieti. Ed è il primo grande elemento dell'AI Act che entrerà in vigore. Ma va detto che le sanzioni per la violazione di questi divieti potranno essere fatte dopo il due agosto. Ma qualunque immissione sul mercato o uso di sistemi ad alto rischio sarà già vietata dopo il 2 febbraio, anche senza una immediata sanzione». Cosa sarà vietato immediatamente? «Tutto ciò che prevede l'articolo 5 del regolamento. Ad esempio, l'uso indiscriminato delle telecamere biometriche in luoghi pubblici, o la polizia predittiva, o il riconoscimento delle emozioni nei luoghi di lavoro o studio. Sarà importante a questo fine la pubblicazione delle linee guida della Commissione, che usciranno nei prossimi giorni. Serviranno a interpretare in modo corretto il testo legislativo per definire bene i limiti dei divieti». Quali sono i temi dove è possibile fraintendere un divieto? «Faccio un esempio. Il riconoscimento delle emozioni sul luogo del lavoro è vietato, ma non lo è il riconoscimento dello stato fisico, utile perché può prevenire i rischi sul lavoro. Si tratta di distinzioni molto importanti tra linee guida, utili sia per gli sviluppatori che per comprendere i contorni del divieto». L'AI Act è tornato al centro delle polemiche dopo la pubblicazione della cinese DeepSeek. L'accusa è che una legge così restrittiva rende di fatto impossibile la nascita di qualcosa del genere in Europa. «È vero. In Europa una realtà come DeepSeek avrebbe avuto difficoltà ad emergere. Ma non per via dell'AI Act. Piuttosto per la difficoltà di reperire dati di qualità in Europa e per una scarsa capacità di creare un mercato europeo dei dati». Qual è la causa? «Un po’ per l’applicazione sparpagliata su più paesi della normativa dei dati, le applicazioni sono sempre frammentate, un po’ per una scarsa attitudine delle nostre imprese a innovare su questo fronte. Inoltre il settore pubblico e le istituzioni per anni si sono riempiti la bocca sul tema dei dati aperti, senza però aver fatto molto». DeepSeek ha dimostrato che è possibile creare qualcosa in grado di competere con i colossi Usa. Superati questi ostacoli, l’Europa potrebbe fare altrettanto? «Sì, credo che pur rispettando i nostri elevati standard di privacy, in Europa sarebbe possibile una maggiore circolazione di dati di qualità e questo avrebbe aiutato a creare qualcosa come DeepSeek. Detto questo, in Europa invece vediamo realtà che sono più specializzate in settori specifici: modelli linguistici di grandi dimensioni in ambiti specifici, piccoli settori, non modelli generalisti come Deepseek». DeepSeek opera nel rispetto dell’AI Act? «È un tema che dovrà essere approfondito. Ma posso dire però che a mio avviso ci sono degli evidenti problemi sul rispetto della normativa sulla protezione dei dati e sulla proprietà intellettuale. Su questo si stanno facendo dei controlli e delle verifiche, che potranno portare a eventuali provvedimenti».

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