La ricercatrice, oggi 22enne, da dieci anni soffre di una patologia degenerativa del sistema nervoso. «Per me la ricerca è vita»
«Mentre studio, quando leggo gli articoli scientifici sulla mia malattia, è come se mi guardassi dentro. Sento accadere quelle cose nel mio corpo, posso quasi vedere la morte cellulare continua dei tessuti, ne comprendo molto bene il meccanismo...».
Arrendersi non è un’opzione che ha mai considerato, nemmeno quando la sedia a rotelle è diventata quasi sempre necessaria, neanche quando pensa «che dentro di me la degenerazione è in corso ogni istante».«La strategia che uso per non pensare alla malattia — riprende — è riempire la vita di mille cose». Studiare, prima di tutto.
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