Giorno del Ricordo: La Memoria delle Foibe

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Giorno del Ricordo: La Memoria delle Foibe
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Il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004, commemora le vittime delle foibe, fosse profonde situate nel Carso, dove migliaia di italiani furono uccisi dalle milizie jugoslavi di Tito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. L'articolo narra la storia delle foibe, le motivazioni dietro le atrocità e le testimonianze di chi ha vissuto o subìto le conseguenze di questo tragico periodo storico.

Il Giorno del Ricordo, istituito solo vent'anni fa, commemora le vittime delle foibe. Nel 2004 è stata approvata la legge che riconosce questa giornata, il 10 febbraio, come «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

La prima commemorazione ufficiale delle vittime è avvenuta il 10 febbraio 2005, «Giorno del ricordo delle vittime delle foibe». Già un decennio prima, la Foiba di Basovizza, in provincia di Trieste, era stata dichiarata monumento nazionale. Le foibe sono fosse, cavità naturali, fenditure del terreno roccioso del Carso tra il Friuli Venezia Giulia e quelle che ora sono Croazia e Slovenia, profonde anche centinaia di migliaia di metri. Qui sparirono i corpi di migliaia di italiani, per opera delle milizie partigiane della Jugoslavia comunista alla fine della Seconda Guerra Mondiale. I condannati venivano legati uno all’altro e messi sull’orlo della foiba. I soldati sparavano ai primi che cadevano e trascinavano con sé gli altri, che morivano a volte dopo lunghe agonie. L’origine della tragedia è già negli anni della Guerra, l’esplosione in quelli successivi. L’8 settembre 1943, dopo la firma dell’armistizio con gli alleati da parte dell’Italia, in Istria e in Dalmazia i partigiani jugoslavi di Tito si vendicarono contro i fascisti che avevano amministrato i territori di Croazia e Slovenia, puntando all’italianizzazione (si poteva parlare solo l’italiano e bisognava modificare il proprio cognome slavo in italiano). I fascisti e tutti gli italiani che non si dicevano comunisti vennero considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle foibe. Dopo la Guerra il fenomeno si moltiplicò. Gli jugoslavi si impadronirono di Fiume e di tutta l’Istria interna, attuando repressioni ed esecuzioni feroci. La giornalista Greta Sclaunich con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha scritto Le foibe spiegate ai ragazzi, edito da Piemme, con la prefazione di Egea Haffner. Lo fa spiegando i termini, mostrando cartine e soprattutto raccontando storie. Le prime sono quelle vicine a lei, quelle dei familiari. Ne arrivano poi tante altre come quella dei Cossetto, proprietari terrieri, italiani. «Giuseppe è un dirigente locale del Partito fascista…Norma è iscritta ai Gruppi universitari fascisti. L’8 settembre, mentre a Santa Domenica tanti festeggiano la fine della guerra, in casa ci si chiede cosa succederà quando arriveranno i titini. Il papà di Norma viene trasferito a Trieste ma i titini si rivalgano sul resto della famiglia: prima la casa viene razziata, poi Norma viene convocata presso il comando partigiano locale e arrestata. Nel giro di pochi giorni sparisce nel nulla». Non accade solo a lei. Sono almeno 500 le persone che scompaiono dopo l’armistizio e l’occupazione. «Alcuni vengono portati in mezzo ai boschi, sull’orlo delle foibe, e lì legati fra loro a due a due: quando uno dei due prigionieri viene ucciso con un colpo di pistola, cadendo, trascina con sé l’altro nella voragine, ancora vivo. E chi cade nelle foibe, lo sanno anche i bambini, sparisce per sempre. Per fare in modo che le esecuzioni rimangano segrete vengono scelte le foibe più nascoste e lontane. Ma qualcuno sente le grida e gli spari e quando, a ottobre, i nazisti respingono i partigiani e riprendono il controllo della zona, chi sa comincia a parlare. Si organizzano allora le ricerche degli scomparsi e il recupero dei corpi. A dicembre, da una delle foibe, profonda oltre centotrenta metri, viene estratto anche il corpo di Norma». Erminia, che era cugina di Norma, ricorderà per tutta la vita il freddo sentito nella chiesa il giorno del funerale, ma anche l'espulsione dalla scuola per non aver voluto scrivere che amava Tito e la sua fuga verso Trieste. C'è la storia di Graziano che si è salvato, ma ha conosciuto la foiba e non l'ha mai dimenticata. C'è quella di Italia che ha lasciato la sua casa quando aveva sei anni e neanche una valigia

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