L'archivio di design Nokia, recentemente aperto presso l'Università Aalto in Finlandia, non è solo un tributo al passato di un marchio che ha fatto la storia della telefonia, ma anche un'analisi critica del suo percorso, fatto di innovazioni, errori e sfide. Attraverso più di 700 oggetti e 20.000 file digitali, l'archivio racconta la storia di un'azienda che ha spinto i confini del possibile, ma anche di come la tecnologia non è mai neutrale e il successo non sempre è garantito.
Pochi settori della tecnologia si sono evoluti rapidamente come quello della telefonia, pochissimi hanno avuto un impatto paragonabile sulla vita e sulle abitudini di tutti noi. Così l'iniziativa della Aalto University, che ha da poco aperto il Nokia Design Archive, segna allo stesso tempo un doveroso omaggio a un marchio che ha fatto la storia della telefonia e insieme la sua pietra tombale.
Nokia non esiste più, nemmeno HMD che detiene i diritti per l'uso del brand, ritiene che abbia senso continuare a stamparlo sui suoi smartphone. Rimarrà solo sui feature phone, i telefonini stupidi per hipster radicali, anacoreti dei social, anziani refrattari al display touch. Il Nokia Design Archive è più di un semplice archivio digitale: è una macchina del tempo, un viaggio negli anni in cui design e tecnologia tracciavano la strada verso i futuri possibili. E così anche i dispositivi che popolano questo archivio non sono soltanto dispositivi tecnologici ma ipotesi di mondi possibili, spesso tradotte in realtà, come nel caso del famoso 8810, il “banana phone”. È diventato un'icona di design, tanto da finire nel primo Matrix, ma si è rivelato un incubo per la produzione, troppo fragile per mantenere la promessa di funzionalità. “Non si tratta solo di celebrare ciò che ha funzionato, ma di imparare da ciò che non ha funzionato”, riflette Michel Nader Sayun, ricercatore presso il Dipartimento di Management Studies della Aalto University. “I fallimenti di Nokia non erano soltanto errori, ma tentativi di spingere i confini del possibile. In un certo senso, sono stati importanti quanto i successi”. Tra questi, il 3310, lanciato il primo settembre del 2000, e venduto in 126 milioni di esemplari fino al 2005. Nell’archivio, però, si trovano anche schizzi di telefoni con schermi touch o funzionalità social, molto prima dell’avvento di piattaforme come Facebook. Alcuni prototipi, come il “Mango Phone” o i primi esperimenti di telefoni modulari, sono rimasti bloccati nel limbo del “troppo presto” o del “troppo complesso”, altri (l’N-Gage, ad esempio) non sono stati supportati da alleanze commerciali adeguate. Il Nokia Design Archive, con più di 700 oggetti e oltre 20.000 file digitali, documenta oltre due decenni di attività. Ma la storia dell’azienda finlandese è assai più lunga: nata nel 1865, ha operato in diversi settori nel corso degli ultimi 150 anni. Fondata come cartiera, ha prodotto poi gomma e cavi, e dagli anni ‘90 si è concentrata su infrastrutture di telecomunicazione su larga scala, sviluppo tecnologico e concessione di licenze. Nokia ha contribuito allo sviluppo degli standard GSM, 3G e LTE. Per un decennio, a partire dal 1998, è stata il maggiore fornitore mondiale di telefoni cellulari e smartphone. Il sistema operativo Symbian nel 2005 era adottato da tre quarti dei telefoni sul mercato e nel 2007 cominciò ad offrire anche uno store per le app. Ma già all’inizio del 2011, l'allora Ceo Stephen Elop scriveva: “Il primo iPhone è stato lanciato nel 2007, e ancora oggi non abbiamo un prodotto che si avvicini alla loro esperienza. Android è arrivato sul mercato poco più di due anni fa, e questa settimana ci ha superati nella leadership per volumi di smartphone. Incredibile”. Da qui l’adozione dello sfortunato sistema operativo Windows Mobile, l'acquisizione da parte di Microsoft nel 2014, seguita da tagli e licenziamenti, ma da pochi prodotti veramente validi. L’accordo con i cinesi di Foxconn per il rilancio del marchio nel 2016 non ha dato i frutti sperati, anche se intanto sono usciti alcuni interessanti smartphone Android e una versione aggiornata del 3310. Oggi Nokia (che però è un’altra azienda con un altro logo) guadagna moltissimo con i brevetti e rimane in prima linea nella produzione di infrastrutture per le telecomunicazioni: con Ericsson l'unica azienda europea a offrire soluzioni complete per il 5G. C’è qualcosa di profondamente evocativo nell’idea di un archivio come questo, situato simbolicamente in Finlandia. Anna Valtonen, leader del progetto, lo descrive come “un ponte tra passato e futuro, un invito a esplorare non solo cosa abbiamo fatto, ma cosa potremmo ancora fare”. Dall’archivio Nokia emerge anche la consapevolezza che la tecnologia non è mai neutrale, è il prodotto di visioni, scelte, compromessi. Dietro ogni dispositivo c’è un designer, un team, una cultura che hanno dato forma all’invisibile, e un’azienda che non ha mai smesso di spingersi oltre i confini anche quando il mondo non era pronto a seguirla, che non ha avuto paura di sbagliare e riprovarci. “Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better”, come dice la più abusata delle citazioni di Samuel Beckett. E chissà che, scaduto l’accordo decennale con HMD per l'utilizzo del marchio, Nokia non ritorni ancora una volta
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