L'articolo esplora il ruolo dell'educazione all'empatia nella prevenzione della violenza, analizzando le fragilità dei giovani e l'importanza di un approccio preventivo che coinvolga famiglia, scuola e società. Si sottolinea l'urgenza di investire nell'educazione affettiva e di promuovere una maggiore collaborazione tra istituzioni e associazioni.
Le radici di una propensione alla violenza possono essere rintracciate e, in caso, eliminate già durante l'infanzia o l'adolescenza? «Certo, durante la mia carriera, ho avuto modo di analizzare da vicino come i cambiamenti sociali e familiari influenzano profondamente i comportamenti dei bambini. Mi è capitato di intervenire tempestivamente su bambini che manifestavano comportamenti aggressivi, esplosioni improvvise di rabbia o prepotenza.
Attraverso un percorso di collaborazione costante con i genitori, vanno implementate strategie educative mirate, per fornire al bambino o ragazzo gli strumenti più adeguati per gestire le emozioni e imparare a relazionarsi con gli altri. Per tale motivo, è fondamentale adottare un approccio preventivo che coinvolga diversi livelli della società: famiglia, scuola e contesto sociale più ampio». Nel suo libro, segnala l'importanza dell'educazione all'empatia. «Spesso, i genitori empatizzano con i problemi dei figli, cercando di risolverli al posto loro, invece di empatizzare con i figli. Questo approccio, seppur mosso da buone intenzioni, rende i bambini incapaci di affrontare le difficoltà. Purtroppo, spesso, manca la cura della crescita emozionale dei giovani, quasi sempre sostituita dal giudizio. Per tale motivo, i ragazzi si sentono sotto esame e soprattutto incompresi. Educare all'empatia, appunto, richiede l'eliminazione del giudizio, di quell'interrogatorio costante a cui, seppur involontariamente, il genitore ricorre. È più efficace mettersi accanto al proprio figlio, ascoltarlo senza criticare e aiutarlo a dare un nome alle sue emozioni. Solo così un figlio può imparare a riconoscere e rispettare i sentimenti degli altri». Secondo lei, quali sono i valori spesso mancanti nelle famiglie che fanno scaturire fragilità nei figli? «È una domanda che, spesso, pongo ai genitori durante le consulenze. Molti faticano a rispondere, non hanno le idee chiare sui valori che desiderano trasmettere e questo smarrimento si riflette inevitabilmente sui figli. Noto che molti genitori non sono più in grado di dire “no”. Temono di deludere i figli o di compromettere la relazione, ma in realtà questa incertezza genera insicurezza nei bambini. Il contesto frenetico in cui viviamo, segnato da aspettative sempre più alte, crea un divario tra il bisogno di vicinanza emotiva dei bambini e le richieste di performance che sentono addosso. Queste lacune contribuiscono allo smarrimento nei figli». A tal proposito, riprende il concetto del figliarcato analizzato da Crepet. «Purtroppo, quotidianamente, mi trovo davanti a bambini che comandano e genitori, ormai schiavi delle loro richieste, che li accontentano in tutto. I figli assumono il ruolo di padroni all'interno della famiglia, mentre i genitori si mostrano stanchi, arrendevoli e incapaci di porre limiti. Questa dinamica genera una generazione di giovani fragili, incapaci di affrontare la frustrazione, la noia o la sconfitta. Bambini che crescono senza limiti e regole chiare, con genitori che vivono una crisi valoriale senza precedenti. Questo modello educativo non prepara i figli alla vita, ma li rende vulnerabili. Educare non significa accontentare, ma accompagnare i figli a diventare persone autonome, capaci di affrontare le sfide e rispettare gli altri». Un altro ruolo fondamentale dovrebbe essere ricoperto dalla scuola. «Purtroppo la scuola, che dovrebbe rappresentare un luogo di sostegno e crescita, spesso, sembra distante, incapace di rispondere a queste fragilità. Molti progetti esistono solo sulla carta, ma non vengono attivati o restano incompleti. Mancano iniziative specifiche sul piano legislativo e, talvolta, sono le associazioni a cercare di fronteggiare questi fenomeni dilaganti. Urge passare all'azione, consolidare la collaborazione tra scuola e famiglia, altrimenti rischiamo di accrescere la cultura della violenza che, invece, si può prevenire». Pare che quest'urgenza non sia percepita dalle istituzioni. Proprio in questi giorni, il governo ha dirottato alla formazione sulla fertilità i fondi che erano stati destinati all'educazione affettiva nelle scuole. «A mio avviso, è stata una scelta miope e profondamente sbagliata. Di fronte a una società in cui i ragazzi sono sempre più soli, la violenza è in aumento e i legami affettivi sono sempre più fragili, decidere di non investire sull'educazione alle emozioni e alle relazioni significa ignorare le radici profonde del problema. Senza un'educazione affettiva solida, accompagnata da progetti mirati sulla gestione delle emozioni, sull'autocontrollo e sull'accettazione di sé, costruiamo una società fragile, che rischia di crollare sotto il peso delle insicurezze e della rabbia inespressa». Afferma che ci vorrebbero più insegnanti uomini negli asili nido e nella scuola dell'infanzia. Crede possano essere d'aiuto per cambiare la cultura maschilista? «Purtroppo, finora, ho visto pochissimi educatori di sesso maschile
Violenza Educazione Empatia Famiglia Scuola Società
Italia Ultime Notizie, Italia Notizie
Similar News:Puoi anche leggere notizie simili a questa che abbiamo raccolto da altre fonti di notizie.
La violenza contro le donne nella musica trapUn articolo analizza la presenza di violenza e linguaggio sessisti nella musica trap, mettendo in luce il rischio di incitamento alla violenza contro le donne, soprattutto tra i giovani.
Leggi di più »
Per la Treccani la parola dell'anno è 'rispetto': un sentimento in via di estinzioneSi tratta di un atteggiamento smarrito nei comportamenti, nelle posture pubbliche, nel linguaggio, sostituito dalla mala educazione, dalla volgarità, dall’insulto, dall’oltraggio, dalla violenza verbale oltre che fisica
Leggi di più »
Corteo per Ramy a Torino, i manifestani gridano 'assassini'Bombe carta contro un commissariato di Polizia e una caserma dell'Arma (ANSA)
Leggi di più »
Fermato per omicidio, partecipò a iniziativa contro violenza sulle donneKai Dausel, fermato per l'omicidio e l'incendio del corpo di Silvia Nowak, aveva partecipato a Castellabate a un evento contro la violenza sulle donne poche ore prima dell'arresto.
Leggi di più »
Violenza e Furto: Arrestato un 50enne in Serbia in ItaliaUn 50enne nato in Serbia è stato arrestato in Italia per violenza contro la sua ex partner e per precedenti furti aggravati in Croazia.
Leggi di più »
Fondazione Cecchettin: un nuovo patto contro la violenza di genereL'immenso dolore si trasforma in azione concreta nelle scuole. Dopo la tragica scomparsa di Giulia Cecchettin, giovanissima vittima di femminicidio uccisa dal suo ex fidanzato, Filippo Turetta, condannato all'ergastolo, la Fondazione che porta il suo nome ha siglato un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Istruzione.
Leggi di più »