Si continua a parlare degli effetti positivi del distanziamento sociale sulla curva epidemica, ma troppo poco degli effetti a medio e lungo termine dei provvedimenti adottati. Tralasciando i devastanti effetti economici della chiusura di diverse attività strategiche, ci soffermiamo sugli aspetti sanitari che un cambio così repentino delle abitudini di vita potrebbe determinare. Anzitutto la riduzione dell’attività motoria, che combinata con pasti abbondanti (i consumi aumentati lo testimonierebbero) porterà fatalmente a un incremento ponderale medio della popolazione con tutti i rischi conseguenti. Dell’aumento delle violenze domestiche e del possibile conseguente incremento dei divorzi si è già parlato e la Cina ci ha fornito qualche dato preoccupante a riguardo. Sulla depressione, sull’eccessivo consumo di alcolici e fumo e, in generale, sulle patologie psichiatriche i dati non sono semplici da ricavare ma tutti gli esperti concordano su rischi concreti e a breve termine. D’altronde per tanti anziani soli - e oggi più isolati ancora - il problema, già esistente, non potrà che peggiorare. Non dimentichiamo poi il soleggiamento zero di chi è confinato in casa, con il problema della provitamina D che non si trasforma in vitamina e le conseguenze dell’anziano che può quindi peggiorare il rischio da osteoporosi e dei più giovani nell’età dello sviluppo. Infine le dipendenze da smatrphone e derivati. Da anni sosteniamo che i giovani ne devono fare un uso limitato per non creare dipendenze, nomofobie e altri disturbi della psiche; con tutti i giovani italiani in casa oggi è difficile imporre questa regola e le conseguenze si possono ben immaginare. Il “lockdown” mondiale di queste settimane mostra dunque un campionario che il mondo della sanità pubblica annovera da sempre tra i comportamenti a rischio. Con ciò non critichiamo i provvedimenti in atto che hanno consentito all’Italia di abbassare la curva epidemica prima di altri Paesi. Ma sottolineiamo parallelamente la ne
Si continua a parlare degli effetti positivi del distanziamento sociale sulla curva epidemica, ma troppo poco degli effetti a medio e lungo termine dei provvedimenti adottati. Tralasciando i devastanti effetti economici della chiusura di diverse attività strategiche, ci soffermiamo sugli aspetti sanitari che un cambio così repentino delle abitudini di vita potrebbe determinare.
Anzitutto la riduzione dell’attività motoria, che combinata con pasti abbondanti porterà fatalmente a un incremento ponderale medio della popolazione con tutti i rischi conseguenti. Dell’aumento delle violenze domestiche e del possibile conseguente incremento dei divorzi si è già parlato e la Cina ci ha fornito qualche dato preoccupante a riguardo.
Non dimentichiamo poi il soleggiamento zero di chi è confinato in casa, con il problema della provitamina D che non si trasforma in vitamina e le conseguenze dell’anziano che può quindi peggiorare il rischio da osteoporosi e dei più giovani nell’età dello sviluppo. Infine le dipendenze da smatrphone e derivati. Da anni sosteniamo che i giovani ne devono fare un uso limitato per non creare dipendenze, nomofobie e altri disturbi della psiche; con tutti i giovani italiani in casa oggi è difficile imporre questa regola e le conseguenze si possono ben immaginare.
Il “lockdown” mondiale di queste settimane mostra dunque un campionario che il mondo della sanità pubblica annovera da sempre tra i comportamenti a rischio. Con ciò non critichiamo i provvedimenti in atto che hanno consentito all’Italia di abbassare la curva epidemica prima di altri Paesi.
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