In un'intervista, l'ebraista Liliana Segre esprime preoccupazione sulla memoria della Shoah, sottolineando la necessità di una revisione del modo in cui si approccia questa tematica con le nuove generazioni. Si discute della possibile sovraesposizione, della necessità di considerare le esperienze di chi non ha avuto accesso alla storia dell'Europa e la persistenza di un certo livello di ignoranza.
In questi anni la scuola e le associazioni che si occupano di ricordare la Shoah hanno fatto un gran lavoro, ma è arrivato il momento di fare un tagliando. Serve una revisione nel modo di impostare il lavoro con i bambini e i ragazzi. In Italia fino agli anni Ottanta difficilmente tra i banchi si parlava di Shoah . C’è una linea di demarcazione: è quella del film “La vita è bella” che ha portato un nuovo approccio alla memoria.
L’ebraista, premio Andersen 2018 e 2024, fa un ulteriore passaggio riflettendo su chi ancora ignora il 27 gennaio: “Lasciando perdere la generazione degli anni Settanta che ha ancora una visione ideologica del passato, se guardiamo ai giovani, al netto di una certa svogliatezza, forse su questa questione c’è stata una sovraesposizione. Nei giorni scorsi ero in una scuola superiore e un ragazzo mi ha detto lamentandosi: ‘Son dieci anni che parliamo di Shoah’. In Israele si fa memoria dai 14 anni. Forse c’è un’ulteriore riflessione da mettere in campo: “Tra i nostri ragazzi – sottolinea Corradini – c’è una consistente parte della popolazione scolastica formata da persone che sono cresciute in Paesi dove non si è studiata la storia dell’Europa. Non possiamo tralasciare questa considerazione. Dobbiamo prendere atto che un magari non hai mai preso in mano un libro che raccontasse della storia del Continente dove ora vive”. Comunque sia, i dati raccolti sull’Italia sono buoni ma qualche ombra c’è: otto italiani (giovani compresi) su dieci ritengono di essere informati sulla Shoah e il 75% pensa che i fatti storici siano una realtà incontrovertibile. Il 7% considera che il negazionismo abbia qualche fondamento. Tuttavia, secondo un sondaggio fatto su 36mila ragazzi e ragazze nel 2022, il 13% ignora la commemorazione del 27 gennaio e un 4% ritiene che sia persino esagerato parlarne ogni anno.
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