Nell’Alessandrino verso la chiusura le indagini per i contagi durante il lockdown
Epidemia colposa e omissione di atti d’ufficio: questi i reati contestati a vario titolo ai responsabili di 12 Rsa dell’alessandrino per la gestione dell’emergenza durante il periodo più critico dell’ondata di contagi da Covid nei primi mesi del 2020. Le indagini della procura di Alessandria sono ancora in corso e stanno per concludersi, ma i primi avvisi di garanzia sono stati già inviati.
Tutte le Rsa della provincia di Alessandria sono state monitorate dalla procura che ad aprile aveva riunito un pool di magistrati per avviare accertamenti a tappeto: un atto dovuto in seguito alle molte segnalazioni di possibili inefficienze e responsabilità dei tanti contagi. Numerosi sono stati in quei mesi gli esposti arrivati non solo dai parenti dei ricoverati, ma anche da diverse sigle sindacali.
Tra le Rsa sotto la lente dei magistrati alessandrini c’è la struttura Castello di Stazzano, nel comune Stazzano, dove il 24 aprile morì una donna di 74 anni a causa del Covid, così come avrebbe in seguito stabilito dall’autopsia disposta dalla procura. Dal 4 marzo la casa di riposo di Stazzano aveva vietato le visite ai famigliari perché erano emersi i primi casi di febbre.
A raccontare le difficoltà di quei giorni alcuni familiari degli ospiti della struttura. «Mia madre è blindata lì dentro, in quella Rsa, dai primi di marzo e non si riesce a parlare con nessuno. Capisco che si voglia arginare il contagio, ma i familiari devono sapere che cosa succede. Soltanto oggi sono riuscita a prenotare una chiamata con mia madre che ha 95 anni. Ho scoperto per caso che aveva la febbre», così raccontava il 21 aprile scorso Marina Parodi.
Nello stesso periodo a Novi Ligure, la struttura che presentava maggiori criticità era La Serenella dove al 18 aprile operavano con estrema difficoltà soltanto 12 dei 35 dipendenti: infermieri, ausiliari e personale di pulizia.
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