Un'analisi sulle tribune del Parlamento italiano, l'unica postazione privilegiata per seguire i lavori delle assemblee, e il ruolo che ricoprono nell'arena politica italiana.
Le tribune di Camera e Senato sono l'unica postazione da cui si possono seguire i lavori dell'aula, e spesso sono centrali nel dibattito. Dall'alto in basso: la prospettiva prevalente, per certi versi obbligata, per chi osserva deputati e senatori in aula è quella.
È così, dall’alto verso il basso, perché le uniche postazioni da cui i cronisti e i teleoperatori possono seguire i lavori delle assemblee parlamentari sono le tribune stampa, che si trovano appunto nella parte sopraelevata dell’emiciclo in cui si riunisce l’assemblea. Le tribune sono il posto da cui si possono seguire più da vicino i lavori parlamentari: sembrano un po’ spalti di uno stadio – dove però gli spettatori sono costretti al silenzio e alla compostezza – e un po’ palchetti di un teatro i cui attori sono onorevoli, ministri e sottosegretari. L’ingresso in aula è riservato infatti solo agli eletti (o ai ministri e sottosegretari non eletti), ed è vietato anche quando non è in corso una seduta a chiunque non abbia una specifica autorizzazione. Per questo è solo dall’alto, dalle tribune, che si può osservare da una postazione privilegiata ciò che avviene in aula. Sia al Senato sia alla Camera si accede attraverso dei corridoi un po’ angusti e tortuosi, e – soprattutto alla Camera – i giornalisti devono farsi riconoscere dai commessi. Ma possono prendervi posto, in palchetti separati predisposti per il pubblico esterno, anche visitatori accreditati: sono per lo più scolaresche, ma anche assistenti parlamentari. A Palazzo Madama, la sede del Senato, la tribuna riservata ai cronisti parlamentari è sul lato sinistro dell’emiciclo, sopra ai banchi del Movimento 5 Stelle e del PD: ha il vantaggio, pur essendo abbastanza stretta, di essere proprio a ridosso degli(le tipiche sedie rinascimentali usate nelle aule del parlamento), e a non più di tre metri dai senatori. A Montecitorio (la sede della Camera) è invece al centro, dirimpetto ai banchi del governo e a quello della presidenza, in corrispondenza degli scranni attualmente occupati da Forza Italia e Italia Viva, ma in posizione nettamente sopraelevata, e dunque più distante dal dibattito: infatti non è raro vedere dei cronisti con dei piccoli binocoli portatili. La presenza dei cronisti nelle tribune, pur essendo un elemento fissa loro riservata: sono residui novecenteschi che non vengono rimossi perché hanno comunque un certo valore testimoniale, e in certi casi si riferiscono a giornali che non vengono neppure più pubblicati. Del resto le tribune sono da secoli un elemento costitutivo dei parlamenti in tutto il mondo, e per certi versi sono esse stesse una parte attiva dei lavori parlamentari: perché la loro presenza, e la funzione a cui sono preposte, condiziona non poco gli atteggiamenti di chi occupa gli scranni. In Italia ovviamente è così. Il modo in cui deputati e senatori si muovono, le abitudini che hanno assunto negli anni, le loro pose, tutto è legato al fatto che il pubblico a cui gli eletti si rivolgono non è solo quello dei loro colleghi o dei membri del governo seduti nei banchi al centro dell’aula, ma è anche e soprattutto quello dei cronisti che stanno sulle tribune. Attraverso i cronisti, poi, il pubblico diventano le persone che seguono a distanza i lavori, che guarderanno le immagini nei notiziari della sera, nei post condivisi sui social o ne avranno una descrizione dai racconti giornalistici. I parlamentari più accorti, infatti, spesso agiscono a favore di telecamera, per così dire: dopo essersi accertati della presenza dei cronisti o dei fotografi, espongono cartelli o prendono appunti in modo tale che dalle tribune li si possa leggere. Il senatore del PD Filippo Sensi fa spesso delle caricature dei ministri o dei leader politici durante alcune sedute dell’aula, lasciando talvolta che dalle tribune li si possa vedere: questo ritrae Carlo Nordio, ed è stato realizzato durante l’informativa sul caso di Almasri il 5 febbraio 2025 (Mauro Scrobogna/LaPresse). Non sempre, in realtà, le tribune sono frequentate. Anzi, per la maggior parte del tempo sono in gran parte deserte: se infatti nelle porzioni riservate ai fotografi o ai teleoperatori c’è sempre qualcuno che assiste e riprende per poi mandare le immagini alle agenzie stampa o ai telegiornali, in quelle destinate ai cronisti c’è di solito scarsissimo traffico
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