Lo Zimbabwe ha introdotto una nuova valuta, lo ZiG, ma sta subendo una grave crisi di valore. Molti preferiscono il dollaro americano, generando un mercato nero fiorente e un'economia informale in forte crescita.
Lo ZiG era stato introdotto con grandi speranze, ma si è svalutato rapidamente e molti preferiscono pagare in dollari al mercato nero . La sesta dalla disastrosa crisi valutaria del 2009, non sta andando bene e non sta migliorando la difficile situazione economica del paese.
La nuova valuta si chiama ZiG, abbreviazione di Zimbabwe Gold: è stata introdotta fra aprile e maggio del 2024 ma ha perso rapidamente valore, tanto che spesso le banconote non vengono accettate dai negozi e nemmeno da alcuni uffici governativi. Anche per questo molti abitanti preferiscono fare acquisti presso i molti mercati informali, dove si paga in dollari statunitensi e i prezzi sono più vantaggiosi. Nei parcheggi, sui marciapiedi e davanti a negozi e uffici della capitale Harare soprattutto la notte vengono allestiti molti mercati informali, con merci di vario tipo disposte su teli di plastica: vendono cibo, vestiti, saponi e cosmetici, ma anche carne fresca e strumenti di elettronica. I venditori, spesso bambini, non devono pagare l’affitto per il “negozio”, non hanno bollette e non pagano le tasse: i prezzi delle merci che offrono sono la metà di quelli nei negozi normali. Non sempre però per i potenziali clienti è facile reperire dollari statunitensi, che non possono essere ritirati in banca e sul mercato nero sono venduti con un tasso di cambio sfavorevole. In Zimbabwe secondo i dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (un’agenzia dell’ONU) più dell’80 per cento della popolazione è occupata nell’economia informale. Comprare e vendere in questi mercati è per molti una necessità: la disoccupazione è alta, mentre i salari e i risparmi delle famiglie sono in diminuzione. Inoltre le oscillazioni di valore dello ZiG creano molta confusione, e molti clienti trovano scomodo fare la spesa nei negozi normali.Il governo però ha adottato un approccio rigido: la legge obbliga quasi tutti i negozi ad accettare i pagamenti in ZiG, il cui tasso di cambio con il dollaro viene tenuto artificialmente basso dalla Banca centrale, e i conti correnti di alcune aziende accusate di aver rifiutato gli ZiG sono stati bloccati. Diversi venditori del mercato nero sono stati arrestati perché accusati di ostacolare la nuova valuta. Le leggi però rendono poco competitivi i negozi ordinari, che ora rischiano di dover chiudere. A ottobre, quando lo ZiG aveva già perso circa metà del suo valore rispetto al dollaro, la grossa catena di supermercati attiva in Africa meridionale Pick n Pay aveva detto di aver ridotto praticamente a zero i propri investimenti in Zimbabwe a causa delle «condizioni economiche in peggioramento». Il valore dello ZiG è garantito dalle riserve d’oro dello stato: questo in teoria avrebbe dovuto rendere la valuta più affidabile, dopo che varie altre monete adottate in passato dallo Zimbabwe avevano subito, finendo per perdere quasi del tutto il proprio valore. Nel momento più grave della crisi del vecchio dollaro dello Zimbabwe, 16 anni fa, ogni giorno il valore della moneta si dimezzava: si dovette stampare una banconota da centomila miliardi di dollari (si scrive 100.000.000.000.000), e una pagnotta costava 500 milioni di dollari. Una banconota da centomila miliardi di dollari dello Zimbabwe stampata nel 2008, e rimasta in circolo fino al 2015 (Reserve Bank of Zimbabwe/Wikimedia) I problemi delle valute dello Zimbabwe hanno sia a che fare con la dipendenza dello stato dalle importazioni, anche per gli alimenti e i generi di prima necessità,e poi reintrodotto il dollaro statunitense, ma sempre a fianco di una serie di valute nazionali che si sono dimostrate instabili. Il susseguirsi di misure fallimentari contribuisce allo scarso successo dello ZiG: la gente non lo usa per paura che finisca come i suoi predecessori, e quindi la moneta perde valore, finendo per essere usata ancora di meno
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