Il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ha espresso il suo apprezzamento per la proposta di Dario Franceschini, che prevede un voto autonomo per ogni partito con un accordo sulle seggi uninominali e l'alleanza di centrosinistra dopo le elezioni. La proposta, rilanciata anche da Goffredo Bettini, piace a Conte che vede compatibile con le proprie sensibilità. Altre forze politiche, come il Partito Democratico, il Movimento Verde e Azione, esprimono diverse opinioni sulla possibile strategia elettorale.
Giuseppe Conte ha espresso il suo plauso alla proposta di Dario Franceschini per affrontare le prossime elezioni politiche. Franceschini propone che ogni partito vada al voto in autonomia, con un accordo semplice sui seggi uninominali e l'alleanza vera e propria di centrosinistra dopo le urne.
L'idea, rilanciata e affinata anche da Goffredo Bettini, ha ricevuto l'approvazione di Conte: afferma che è compatibile con le sensibilità della sua comunità, che si autodefinisce progressista indipendente. Il Movimento è quindi d'accordo con l'idea di valorizzare le proprie peculiarità senza essere costretto in strutture meno adatte. Bettini, che conosce bene Conte e ha un passato in comune con il Movimento Cinque Stelle, è consapevole di questo. In questo modo, dice sì alla sinistra che corre divisa, ma con un manifesto di valori. La proposta di Franceschini per mantenere unite tutte le anime del centrosinistra, spesso litigiose e anche incompatibili, e per attirare verso il campo progressista le grandi forze centriste, non è stata accolta con entusiasmo da tutti il Partito Democratico. La segretaria Elly Schlein per ora non si sbilancia né da un lato né dall'altro, concentrandosi sul presente e sulle lotte parlamentari da condurre insieme a tutta l'opposizione. Un esponente di un altro possibile alleato dei dem, il Movimento Verde, Angelo Bonelli, si è espresso in modo più chiaro: sostiene che sia assolutamente improponibile formare alleanze dopo il voto senza un minimo comune denominatore. Non si può riproporre la stagione dell'Unione e dell'Ulivo, ormai passata, ma un minimo comune denominatore di 4 o 5 punti programmatici è inevitabile. Si rischia di perdere molto marciando divisi.
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