Milan, l’era Pioli inizia con un pari Con il Lecce finisce 2-2
Una saetta di Calderoni, due minuti dopo il novantesimo, gela San Siro già bagnato per la pioggia e lascia sgomento Stefano Pioli. La prima sulla panchina del Milan non è come il nuovo allenatore se l’aspettava. La sua squadra parte forte, ma arriva piano. Per mezz’ora i tormenti rossoneri dell’era Giampaolo sembrano quasi un ricordo. Il Diavolo ha un’anima e un’identità. Ma è un’illusione. Le difficoltà tornano a allungarsi come spettri sui milanisti.
La nuova squadra, disegnata da Pioli, occupa bene il campo, fa girare veloce il pallone, protegge la difesa . Il tecnico sistema Kessie a sinistra per proteggere le scorribande di Theo Hernandez, rilancia Paquetà, sceglie Leao a discapito di Piatek al centro dell’attacco. Il suo Milan assomiglia parecchio a quello razionale di Gattuso. Semplicità e convinzione. E i risultati sono immediati: un gol, di Calhanoglu, altri due tiri fuori bersaglio del turco-tedesco, due di Suso deviati dall’ex Gabriel.
L’errore è grave perché si allunga nella ripresa, in cui la squadra di casa tiene palla, ma non graffia. Così, all’improvviso , viene fuori il Lecce grazie a un rigore, concesso attraverso la Var, per una mano di Conti: Donnarumma respinge il tiro di Babacar, che è il più lesto a ribattere in rete. Il Milan va in barca. E si rivedono in fretta gli antichi difetti. Pioli prova a metterci una pezza con Krunic per Paquetà, che non difende più, e Piatek per Leao, bravo a muoversi negli spazi ma disastroso davanti alla porta.
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