Quattro mandrie di bovini da latte in Nevada sono state trovate infette da una variante dell'influenza aviaria diversa da quella che circola negli Stati Uniti. La variante, presente negli uccelli selvatici, ha causato casi gravi in Canada e Louisiana. Questa scoperta solleva preoccupazioni per la salute umana, poiché la variante potrebbe essere più mortale e potrebbe avere un impatto sulle immunità acquisite contro le altre varianti.
Quattro mandrie di bovini da latte nello stato americano del Nevada sono state trovate infette da una variante del virus dell'influenza aviaria, diversa da quella che circola nelle mucche in tutto il paese. Lo ha annunciato il Dipartimento dell'Agricoltura statunitense (Usda). La variante in questione è quella che si trova negli uccelli selvatici e che ha gravemente ammalato un adolescente in Canada l'anno scorso e ha causato la morte di un uomo ultra65enne in Louisiana il mese scorso.
In entrambi i casi, i pazienti hanno sviluppato mutazioni preoccupanti durante il periodo di malattia, il che suggerisce che il virus si stava evolvendo e acquisendo una maggiore capacità di infettare le cellule umane. Questo variante, nota come genotipo D1.1, appartiene a un lignaggio genetico diverso da quello che ha causato le infezioni nei bovini da latte negli ultimi anni negli Stati Uniti. La scoperta è importante perché indica un ulteriore caso di passaggio del virus ai bovini da latte, rendendo la sua eliminazione dalle mandrie più difficile di quanto inizialmente stimato dall'Usda. L'elevata presenza del virus H5N1 nell'ambiente, negli uccelli selvatici, nel pollame domestico e in una varietà di specie di mammiferi, rende le ricadute un rischio reale. È possibile che la via di esposizione possa essere un fattore determinante rispetto alla gravità dell'infezione. Sebbene non sia ancora chiaro da quanto tempo il virus circoli nei bovini e se sia diffuso, secondo gli scienziati la variante che ha colpito le mandrie in Nevada potrebbe essere legata a un singolo evento di spillover (dagli uccelli ai bovini) avvenuto a fine 2023 in Texas, che si è poi trasformato in un'epidemia a livello nazionale, senza causare gravi malattie. Ora, con questo nuovo spillover, cresce la preoccupazione che la versione selvatica del virus possa avere il tempo di acquisire le mutazioni necessarie per adattarsi all'uomo, rispetto alla versione che si è diffusa nelle mucche. Un'altra preoccupazione è legata al fatto che l'immunità acquisita dalla popolazione lattiero-casearia contro l'influenza aviaria potrebbe non essere efficace contro il genotipo D1.1, il che potrebbe rendere necessario riorganizzare i vaccini in fase di sviluppo. L'eliminazione del virus dai bovini da latte sembra quindi molto più difficile, complicata e meno probabile di quanto si pensasse inizialmente
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