La corsa verso l'apertura dei cantieri per il Ponte sullo Stretto è in pieno svolgimento. La copertura finanziaria è completa, l'ok ambientale è arrivato e l'approvazione definitiva del Comitato Interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) è prevista tra gennaio e febbraio 2025. Tuttavia, restano da affrontare alcuni ostacoli giudiziari legati a contenziosi e class action che potrebbero ritardare l'inizio dei lavori.
Per il Ponte sullo Stretto parte la corsa verso l'apertura dei cantieri, entro la fine dell'anno. La copertura finanziaria c'è: è stata completata con l'ultima manovra, che ha aggiunto il miliardo e mezzo mancante nel Def 2024 (dove la spesa a progetto ultimato era già stimata a 13,5 miliardi). La Commissione di Valutazione di impatto ambientale ha poi dato l'ok e la Conferenza dei Servizi si è conclusa all'antivigilia di Natale.
L'ultimo tassello a mancare è il progetto definitivo con il piano economico-finanziario, che però è in preparazione. E con tutto questo in mano, infine, toccherà al Cipess - il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile presieduto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - dare la propria approvazione definitiva. Un semaforo verde che, come ha anticipato qualche giorno fa il vicepremier Matteo Salvini, dovrebbe arrivare tra gennaio e febbraio'. Sarà dunque un inizio di 2025 decisivo per il futuro dell'opera. E non solo per via del Cipess. Restano infatti altri nodi, in questo caso giudiziari. Ci sono cinque procedimenti in corso legati all'opera. Due sono i contenziosi che vedono contrapposti il consorzio Eurolink e la Parson Transportation alla società Stretto di Messina - il primo con udienza in Corte d'Appello a giugno, il secondo il 20 gennaio prossimo - e che potrebbero rallentare l'avvio dei lavori. Un'altra è la class action di 104 cittadini contro la Stretto di Messina (alla quale si sono aggiunti 139 privati - originariamente 140 - a favore del ponte), che chiedono di accertare'la responsabilità della società e il danno ingiusto causato per la violazione del dovere di diligenza, correttezza e buona fede proseguendo nell'attività per la realizzazione del ponte sullo Stretto, nonostante l'opera non abbia alcun reale interesse strategico e non è fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici'. Infine, i due ricorsi al Tar del Lazi
PONTE Sullo STRETTO CANTIERE FINANZIAMENTO AMBIENTE GIUDIZIO
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