Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, di Fratelli d'Italia, ha creato un imbarazzo politico con un suo comportamento inaspettato: ha scritto una mail a tutti i senatori per indurli a riconsiderare il loro orientamento sulla questione del Nagorno Karabakh, indirizzando il dibattito in favore della posizione azera.
Martedì il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli , di Fratelli d'Italia, ha fatto una cosa molto inaspettata. Ha scritto una mail a tutti i 200 senatori per indurli a riconsiderare il loro orientamento su una questione molto delicata di politica internazionale: il Nagorno Karabakh .
La mail è solo l'ultimo dei molti comportamenti inusuali che da settimane Cirielli sta assumendo su questa faccenda, tutti più o meno esplicitamente finalizzati a indirizzare il dibattito del Senato in favore della posizione azera. Questo atteggiamento sta creando grossi imbarazzi nella maggioranza di destra che sostiene il governo, all’interno del suo stesso ministero e infine nel suo partito, Fratelli d'Italia. Tutto è iniziato qualche settimana fa, quando il senatore di Italia Viva (quindi all’opposizione) Ivan Scalfarotto ha elaborato una mozione sul Nagorno Karabakh. Una mozione è un atto d’indirizzo, per la verità piuttosto simbolico, con cui il parlamento esorta il governo a prendere certe decisioni. La mozione di Scalfarotto era estremamente cauto, e dà conto della complessità decennale della crisi: il Nagorno Karabakh è una regione all’interno del territorio dell’Azerbaijan, che fino a un anno fa era abitata principalmente da persone di etnia armena e si governava in modo indipendente. A settembre del 2023 l’esercito dell’Azerbaijan aveva conquistato il Nagorno Karabakh con una breve guerra e costretto 120mila persone armene ad andarsene, con un’operazione definita da molti come pulizia etnica. La mozione di Scalfarotto chiedeva al governo italiano di impegnarsi a favorire un dialogo pacifico tra Armenia e Azerbaijan, «rendendo l’Italia parte attiva di un processo di normalizzazione e pacificazione della regione che rinunci all’uso della forza, garantisca l’incolumità dei cittadini, assicuri il rispetto della dignità dei prigionieri e i loro diritti». Anche per il sostanziale equilibrio che la caratterizza, la mozione ha raccolto subito molte adesioni anche all’interno della maggioranza: oltre a Scalfarotto, l’hanno sottoscritta la presidente della commissione Esteri Stefania Craxi, di Forza Italia, il suo vice Roberto Menia di Fratelli d’Italia, il leghista Marco Dreosto. Poi via via vi hanno aderito in totale 72 senatori di quasi tutti i gruppi parlamentari. In questi casi, è prassi che il governo esprima un parere favorevole o che al massimo, prendendo atto della trasversale condivisione, si rimetta al parere dell’aula, cioè in sostanza assecondi il voto espresso dai senatori senza interferire. Il senatore Ivan Scalfarotto, di Italia Viva, interviene in aula al Senato, il 16 ottobre 2024 (Mauro Scrobogna/LaPresse)Ma Cirielli, a nome del governo, ha proposto una riformulazione della mozione: è ciò che il governo fa quando subordina il proprio parere favorevole ad alcune modifiche del testo. Cirielli aveva anticipato informalmente la sua intenzione di apportare qualche correzione, e al di là di qualche piccola lamentela nessuno si era opposto. Solo che nel momento in cui ha esposto la riformulazione si è generato un certo subbuglio: i senatori si sono subito accorti che le modifiche che Cirielli proponeva erano notevoli, numerose e invasive, e di fatto sbilanciavano la mozione verso le posizioni dell’Azerbaijan. Tra le altre cose, la riformulazione di Cirielli chiedeva di rimuovere il passaggio che parlava dei 120mila armeni costretti a lasciare le loro case e soprattutto, nell’incipit della premessa, voleva specificare che il Nagorno Karabakh è una regione «internazionalmente riconosciuta come parte integrante della Repubblica dell’Azerbaijan»: avrebbe significato proporre fin dall’inizio una visione molto di parte e unilaterale. Anche per questo Scalfarotto non ha accettato la riformulazione. Ma oltre a lui, hanno protestato anche altri senatori, compresi quelli di maggioranza. Tra gli altri, il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo ha preso la parola per dichiarare che «noi siamo in grossa difficoltà – lo diciamo al governo – a votare contro la mozione che anche noi stessi abbiamo sottoscritto». Per gli stessi motivi anche Craxi si è risentita: un viceministro degli Esteri che esprime parere contrario su una mozione firmata dalla presidente della commissione Esteri è un cortocircuito piuttosto raro e notevole, che tra l’altro può essere visto come una delegittimazione proprio della presidente della commissione competente. Soprattutto però – ed è il fatto politicamente più rilevante – si sono arrabbiati gli stessi compagni di partito di Cirielli, come Menia e Andrea De Priamo, da sempre sensibili alla causa armena. A quel punto, con un certo imbarazzo, il capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan ha proposto e ottenuto di rinviare la discussione, per evitare spaccature troppo plateali nel suo partito e nella maggioranz
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