Una preside in provincia di Gorizia introduce delle modifiche per le studentesse che indossano il velo, cercando di conciliare esigenze diverse. La decisione ha suscitato reazioni contrastanti e la Lega annuncia una proposta di legge contro il divieto di copertura del volto.
La preside di una scuola secondaria di secondo grado in provincia di Gorizia ha preso una decisione controversa riguardo alle studentesse che indossano il velo. Dopo aver inizialmente vietato l'accesso alle lezioni, ha cambiato idea, stabilendo che le ragazze possano comunque frequentare le lezioni, anche se indossano il velo.
La dirigente dell'Ufficio scolastico regionale ha espresso la necessità di una norma nazionale che vietini l'uso di simboli religiosi che ledano la dignità delle donne e limitino l'integrazione scolastica. Questo, in seguito alla sentenza del 16 maggio 2024 che ha respinto un ricorso di alcuni genitori contro il divieto imposto dalla legislazione fiamminga. In Italia non esiste una legge specifica per le scuole, quindi un singolo ufficio scolastico regionale non può interpretare la norma mancante né prescrivere un divieto alle scuole. La preside, nel tentativo di conciliare le esigenze delle studentesse con i dubbi di chi si oppone al velo, ha introdotto delle modifiche nelle materie, come le scienze motorie, per evitare esercizi in cui le forme del corpo possano essere riconosciute. Questa decisione ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni che la considerano un passo verso l'integrazione, mentre altri la criticano per aver ceduto alla pressione delle studentesse. La Lega ha annunciato la presentazione di una proposta di legge per superare la vecchia legge del 75 sull'antiterrorismo, che non permette una piena attuazione del divieto di copertura del volto
VELO SCUOLA INTEGRAZIONE LEGISLAZIONE DECISIONE CONTROVERSIA
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