Sequestrate le foto di Emanuela Orlandi alla Basilica di Santa Maria Maggiore: il mistero continua

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Sequestrate le foto di Emanuela Orlandi alla Basilica di Santa Maria Maggiore: il mistero continua
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Tre amiche che hanno partecipato ad un sit-in per la verità sulla scomparsa di Emanuela Orlandi hanno avuto le loro foto della ragazza sequestrate dalla sicurezza alla Basilica di Santa Maria Maggiore. L'episodio alimenta il clima di mistero che avvolge la vicenda, avvenuta ormai 42 anni fa.

Sono passati oltre quarant'anni dalla misteriosa scomparsa della cittadina vaticana di 15 anni, scomparsa da Roma il 22 giugno del 1983. E quello che è successo domenica scorsa, il 20 gennaio, non fa altro che alimentare il clima di ostilità e di mistero.

Tre donne, che all'epoca della scomparsa di Emanuela Orlandi erano ragazzine di 15 anni e per questo motivo sono rimaste legate alla sua storia, che seguono attivamente sin dall'inizio, hanno deciso di visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore dopo una manifestazione per la verità su Emanuela. Avevano lo zaino e all'interno le foto di Emanuela utilizzate al sit-in. Qualcuno della sicurezza ha forse temuto in un gesto simbolico di protesta da parte del gruppo: per questo, dopo una accurata ispezione delle borse, le foto della 15enne scomparsa sono state sequestrate. «Avevamo foto di Emanuela Orlandi negli zaini, alla Basilica di Santa Maria Maggiore le hanno viste e ce le hanno sequestrate»: la testimonianza esclusiva. Pietro: “Qualcuno dovrà scusarsi”. Soprattutto perché per la scomparsa di Emanuela è stata istituita una commissione parlamentare d’inchiesta che sta lavorando sul caso e papa Francesco in persona ha annunciato anche l’apertura di una inchiesta in Vaticano per andare fino in fondo a questa storia. Inoltre, per chi è credente, l’anno Giubilare è quello della remissione dei peccati, della conversione, il momento – per dirla come ha detto il papa da Fazio – di “aprire il cuore” e fare spazio alla speranza. Quella stessa speranza che i familiari di Emanuela non hanno mai perso e per questo, con il fratello Pietro in testa, insistono, chiedono, vanno avanti per non far dimenticare e per cercare dopo tanto tempo la verità e la giustizia. D’altra parte, che l’argomento Orlandi sia un argomento tabù in certi ambienti lo si evince da molte cose. Vi ricordate il compianto padre Amorth? Il capo mondiale deglinella sacrestia di Sant’Apollinare. All’epoca la Basilica, che rappresenta anche l’ultimo posto in cui Emanuela è andata per seguire il corso di musica, era guidata da monsignor De Pedis, più volte tirato in ballo come possibile sequestratore di Emanuela, era molto “intimo” di don Vergari, che celebrò le sue nozze e accorse in strada quando fu trucidato in un agguato in via del Pellegrino, nel 1990. Vergari è stato anche indagato dal procuratore Giancarlo Capaldo per una presunta protetta a De Pedis. In questi giorni sono state fatte ascoltare alcune dichiarazioni inedite di don Vergari, nonché le sue parole in commissione d’inchiesta: “Enrico (De Pedis,) era di carattere molto gentile e molto buono, era devoto alla chiesa di Sant’Apollinare, portava spesso i fiori”. Rispetto a Emanuela Orlandi:ha chiesto se ricordasse invece l’intercettazione telefonica del 2012 in cui commentava una manifestazione di Pietro Orlandi in ricordo di Emanuela e in cui dice: “Embè che vuole? Che c’entra il Papa, il Vaticano? Ora solo perché questo fa fracasso devono dargli ascolto… tantola cosa. Ogni giorno accadono questi fatti…”. Di fronte a queste rievocazioni, però, don Vergari non è stato in grado di formulare una risposta e di spiegare perché dicesse che “la cosa è complicata”. Emanuela Orlandi, l’arciprete di Santa Maria Maggiore non risponde sul mistero della cassa: “Non dico nulla su questa storia, sono tutte assurdità” – ESCLUSIVO, e Renatino De Pedis, Vergari ha spiegato che forse si erano visti una volta, “forse un saluto insieme ad altri”. Pietro Orlandi nel corso del sit-in per Emanuela si è concentrato anche sulla cosiddetta «cripta del Vaticano», sulle informazioni riguardanti la scomparsa della sorella e su altre cose assurde e inspiegabili accadute in questi 42 anni. Ma quel che è successo in una normale domenica a tre turiste con la foto di Emanuela nello zaino è singolare e, a 42 anni dai fatti e in un certo senso rafforza la tesi di chi crede che qualcuno abbia paura della verità.

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