Uno spyware di ultima generazione, Graphite, sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, ha compromesso i dispositivi di centinaia di utenti WhatsApp, tra cui giornalisti e attivisti, senza richiedere l'interazione con alcun link. Il software è stato inviato tramite un file PDF in una chat di gruppo, consentendo il pieno controllo del dispositivo.
ROMA. Uno spyware di ultima generazione ha preso il pieno controllo dei dispositivi di un centinaio di utenti tramite WhatsApp, senza la necessità di cliccare su alcun link: è bastato l'invio di un file PDF in una chat di gruppo. Lo ha rivelato venerdì scorso il quotidiano britannico The Guardian, dopo che alcuni utenti dell’app di messaggistica hanno ricevuto un avviso di violazione.
Il software, denominato Graphite, è stato sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, fondata dall’ex primo ministro Ehud Barak e attualmente di proprietà di un fondo americano con 35 clienti governativi. Tra i giornalisti spiati figura Francesco Cancellato, caporedattore del sito Fanpage e autore dell’inchiesta su Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile del partito di destra Fratelli d’Italia. Vittima dello spyware anche Luca Casarini, uno dei fondatori della Ong Mediterranea Saving Humans. Secondo Mediterranea, Meta – proprietaria di WhatsApp – ha inviato a Casarini una comunicazione ufficiale il 31 gennaio, informandolo che il suo telefono era stato violato con un software considerato «tra i più sofisticati al mondo». La società ha raccomandato di cambiare immediatamente il dispositivo e di rivolgersi agli esperti di sicurezza informatica dell’Università di Toronto, il gruppo The Citizen Lab. «Abbiamo appena iniziato l’analisi tecnica del dispositivo per valutare la reale portata di questo attacco: cosa è stato effettivamente sottratto, per quanto tempo siamo stati sorvegliati e, se possibile, chi ha ordinato questa operazione di spionaggio» ha dichiarato Cancellato. L’inchiesta di Fanpage che ha coinvolto Cancellato documentava, attraverso un videoreportage realizzato da una giornalista infiltrata, saluti fascisti, cori razzisti e commenti antisemiti all’interno di Gioventù Nazionale. Nel filmato emergono anche frasi offensive nei confronti della senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli, figlia di un sopravvissuto all’Olocausto. Secondo la Ong Mediterranea, l’attività di soccorso in mare e l’aiuto alle persone rinchiuse nei lager libici o deportate nel deserto potrebbero addirittura essere sotto l’attenzione dei servizi segreti italiani. «Il governo italiano ha autorizzato un’operazione del genere? I servizi segreti italiani utilizzano il software Paragon?» si chiede Mediterranea in una nota. Intanto, le indagini tecniche di Citizen Lab proseguono: nei prossimi giorni potrebbero emergere nuovi dettagli su questa operazione di spionaggio su scala globale
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