31 famiglie del quartiere Tamburi di Taranto dovranno restituire i risarcimenti ricevuti per presunti danni causati dalle emissioni dell'ex Ilva. La decisione arriva dopo l'annullamento della sentenza di primo grado e il trasferimento del processo a Potenza.
Verrebbe da dire: oltre al danno anche la beffa. Le 31 famiglie del quartiere Tamburi di Taranto , il più prossimo all'impianto siderurgico ex Ilva , dovranno presto restituire la somma di cinquemila euro ricevuta come anticipo per i presunti danni subiti a causa delle emissioni prodotte dal complesso industriale.
Lo ha stabilito la magistratura accogliendo il ricorso dell'avvocato Bernardino Pasanisi, avvocato civilista di Nicola Riva, ex patron della fabbrica, che ha chiesto e ottenuto un decreto ingiuntivo per ottenere la restituzione delle somme. Ma andiamo con ordine. Il risarcimento è una conseguenza dell'annullamento della sentenza di primo grado per il processo 'Ambiente svenduto' da parte della Corte d'assise d'appello di Taranto che ha disposto il trasferimento del processo a Potenza. L'importo dei risarcimenti era stato infatti stabilito dalla corte di primo grado, ma si trattava in realtà di un anticipo di quanto le presunte vittime avrebbero ottenuto in caso di vittoria processuale. Gli assegni alle famiglie furono consegnati lo scorso maggio dal Codacons, l'associazione dei consumatori che si era costituita parte civile nel processo. Ed è proprio il Codacons a reagire in modo netto alla decisione: 'Riva, bisognoso divenuto più ricco che mai grazie all’Ilva e ora di nuovo accusato di aver avvelenato il territorio di mezza regione Puglia consapevolmente per anni, decide di non aspettare la decisione del Tribunale di Potenza o della suprema Corte di Cassazione che domani si riunirà per decidere sulle sorti della sentenza di annullamento di Taranto, e notificano alle vittime un decreto ingiuntivo. Oltre al danno, quindi, anche la beffa' scriveva l'associazione ieri lo scorso lunedì 16 dicembre. La Cassazione ha però ieri, martedì 17 dicembre, ritenuti inammissibili i ricorsi delle associazioni e azzerato di fatto il processo, trasferendolo a Potenza, legittimando così i decreti ingiuntivi dei Riv
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