Ci sono stagioni dell'anno in cui vorremmo essere in Provenza 💜
un museo, naturalmente con un'ampia parte en plein air, dedicato alla lavanda
. È nato nel maggio del 1991, quando Georges Lincelé, profondo conoscitore di questa pianta, inaugura il primo Musée de la Lavande nel cuore della regione del Luberon, a Coustellet. Il suo obiettivo era preservare la vera lavanda di Provenza, un po' come si fa con i vini preziosi. Con il suoin pietra e il meraviglioso giardino mediterraneo di lavanda e ulivi, il museo vanta anche una grande collezione di alambicchi per la distillazione dell’olio essenziale di lavanda, dal XVIº secolo ai giorni nostri.colorano di viola tutta la campagna
confondendosi con la linea dell'orizzonte. Uno spettacolo che riempie gli occhi e inebria grazie al profumo inconfondibile di questo fiore. Non è certo un caso se
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Braghin, il condottiero della Pro nel 2012: “Tra due anni celebriamo al Piola l’impresa della B”«La mia Pro Vercelli, quella che andò in B, è stata la squadra perfetta». Non ha dubbi Maurizio Braghin, il condottiero dei ragazzi del 10 giugno, che nel 2012 riportò, dopo 64 anni d’attesa, la Pro in cadetteria. «Sono i giorni in cui la mente va a quelle settimane splendide di otto anni fa. Non può essere diversamente - dice l’ex allenatore bianco-. Abbiamo vissuto emozioni uniche, indelebili: siamo partiti per salvarci e alla fine abbiamo scritto la storia, centrando una promozione impensabile». La Pro, partita in sordina, fece l’impresa: «E c’è da dire che quel campionato era veramente tosto: c’erano degli squadroni, che a citarli ancora oggi, vengono i brividi. Un girone in verticale, di extraterrestri, con squadre del Sud come Avellino, Benevento, Taranto, Sorrento, Foggia, tal tifo caldo e dagli obiettivi alti. E’ stato un campionato strepitoso: sembrava già una B, pur essendo serie C. Nessuno a inizio stagione avrebbe scommesso un euro su di noi». Braghin si focalizza sui playoff, sulla cavalcata trionfale della Pro, più forte di tutti e tutto: «Tutto il campionato è stato bello, ma le ultime settimane sono state magiche. Noi entrammo nei playoff da quinti, con un punto in più sul Benevento. In pochi pensavano che potessimo andare avanti, invece siam finiti in B. E gli spareggi per noi sono stati tutt’altro che semplici». Braghin ricorda le espulsioni e gli infortuni: «E’ stato un cammino tutto in salita, e per questo ancora più emozionante. Al Piola contro il Taranto, dove vincemmo 2 a 1 all’ultimo minuto grazie alla doppietta di Espinal, finimmo 9 contro 11. Murante venne espulso, Rosso si infortunò e non avevo più cambi a disposizione. E sbagliammo anche un rigore. A Taranto, davanti a 10 mila persone che ci fischiavano contro, e con tutte le pressioni vissute nel pre gara, non concedemmo nulla ai nostri avversari: una partita perfetta, dove i pugliesi non riuscirono a farci un tiro in porta. E loro, per evitare il fallimento, avrebbero dovuto vincere a t
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Nullaosta della Procura ai funerali della donna assassinata a colpi di pistola nel parcheggio dell’AuchanLa Procura di Cuneo ha concesso il nullaosta per i funerali di Mihaela Apostolides, 43 anni, cameriera e barista in night club del Cuneese, uccisa a colpi di pistola il 19 maggio, nel parcheggio dell’Auchan di Cuneo, dal militare fiorentino Francesco Borgheresi (41). Le esequie si svolgeranno a Bolintin-Deal, paese d’origine della donna in Romania, a una trentina di km dalla capitale Bucarest. La salma sarà trasferita in aereo non appena saranno riaperti i collegamenti tra i due Stati. Ad accompagnarla, le sorelle e gli amici, che in questo periodo hanno mantenuto i contatti con la madre e un fratello in Romania. Mihaela aveva raggiunto l’Italia e Saluzzo nel 2003 (lavorava al «Piper» di Verzuolo), dopo la separazione dal marito, residente sull’isola di Cipro e dal quale aveva ereditato anche il cognome, Apostolides. Con lui aveva avuto una figlia e nonostante la fine del matrimonio, erano rimasti in ottimi rapporti. Alla morte del padre la ragazza (oggi ventenne) era rimasta a Cipro con i nonni paterni e secondo le migliori amiche di Mihaela, era intenzionata a ricongiungersi con la mamma a Cuneo, per frequentare l’Università di Torino. Anche per questo motivo, già prima del lockdown, Mihaela aveva contattato alcune agenzie immobiliari del capoluogo. Ha cercato un alloggio in affitto anche il giorno dell’omicidio, insieme a Borgheresi, che l’aveva raggiunta la sera prima da Firenze e trascorso la notte con lei in un monolocale di via Savona a Borgo San Giuseppe di Cuneo, sopra il night club «Fantasy», dove la donna lavorava saltuariamente. Nell’appartamento abitava una delle sorelle di Mihaela, che era andata a vivere con lei a inizio marzo, per la fase uno dell’emergenza coronavirus. La vittima e Borgheresi si erano conosciuti nel 2014, quando lui era in servizio a Pinerolo. La lunga relazione era continuata tra alti e bassi, complicata anche dalla distanza, in seguito al trasferimento di Francesco a Firenze nel 2018. «Mi chiedeva soldi, tanti - ha dichiarato l’uo
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