Il Congo è sull'orlo di una guerra civile, con il movimento di ribellione M23 che avanza verso il sud, sostenuto dal Ruanda, mentre l'esercito regolare si batte contro gli attacchi. La crisi è alimentata dalla lotta per il controllo delle risorse minerarie, con migliaia di vittime e sfollati.
Il controllo delle risorse minerarie è ancora una volta la scintilla che ha innescato una nuova crisi nel Congo , che da giorni è sull'orlo di una guerra civile . Mercenari provenienti dall'Europa si sarebbero uniti alle forze militari per contrastare l'azione del movimento di ribellione M23 . L' M23 , sostenuto dal Ruanda , avanza con determinazione: ha preso il controllo della città di Goma, la seconda più importante del paese, e ora punta verso sud, verso l'aeroporto di Bukavu.
Dall'altro lato della barricata, l'esercito regolare del Congo, supportato dalle forze armate mandate dal vicino Burundi, si batte in una guerra che ha già causato decine di vittime, migliaia di feriti, sfollati e violenze, segnali inquietanti di una situazione che si aggrava. Le violenze contro le donne, l'incendio di case, e la diffusione di malattie infettive come colera, malaria e vaiolo, già presenti nel paese, sono solo alcuni degli aspetti più drammatici di questa crisi. L'Organizzazione Internazionale della Croce Rossa denuncia anche il rischio che il virus dell'ebola, i cui campioni sono conservati in un laboratorio a Goma, possa sfuggire di mano.L'azione della diplomazia internazionale sembra non avere alcun effetto. Gli Stati Uniti hanno annunciato il ritiro del personale non essenziale dall'ambasciata, visto l'assalto di ieri dei manifestanti agli edifici delle diplomazie internazionali nella capitale Kinshasa. I presidenti ruandese e congolese hanno rifiutato l'invito a dialogare offerto dal Kenya. Anche l'appello del Papa affinché tutte le parti in conflitto si impegnassero per la cessazione delle ostilità e la salvaguardia della popolazione civile di Goma e delle altre zone interessate dalle operazioni militari sembra essere inascoltato.Le operazioni militari di questi giorni sono solo l'ultimo capitolo di un conflitto che da decenni ormai devasta il paese e, a guardare ancora più indietro, del genocidio del 1994 in Ruanda e della lotta per il controllo delle ricchezze del sottosuolo, soprattutto nella zona est del paese. In questa corsa per l'oro, il cobalto e il rame, migliaia di persone hanno perso la vita. Una corsa, c'è da dire, a cui partecipano da decenni anche l'Europa, gli Stati Uniti e la Cina con contratti per lo sfruttamento delle lucrore miniere. Chi opera in Congo sostiene che la milizia armata M23, senza il sostegno militare ruandese, non sarebbe mai arrivata fino a Goma
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