L'ingresso dei ribelli dell'M23 nella città di Goma, capitale del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, segna un punto di svolta nel conflitto in corso. L'offensiva dell'M23, sostenuta dal Ruanda, ha causato centinaia di migliaia di sfollati e ha portato a un'escalation delle tensioni tra il Congo e il Ruanda.
I ribelli dell' M23 sono entrati a Goma , capitale del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, segnando uno sviluppo cruciale in un'offensiva che dura da settimane e ha causato centinaia di migliaia di sfollati. Goma , una città ricca di risorse minerarie al confine con il Ruanda , è la città più grande e importante della regione. Sebbene il governo congolese neghi la conquista di Goma , i ribelli sono presenti nel centro della città.
Questo rappresenta il momento culminante di un'offensiva militare intensificatasi nelle ultime settimane, portando a un'escalation delle tensioni con il Ruanda. Il governo congolese ha definito l'attacco su Goma come una «dichiarazione di guerra». Tra due giorni, i presidenti della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, Félix Tshisekedi e Paul Kagame, si incontreranno per una riunione d'emergenza mediata dal Kenya, cercando di trovare un accordo per sospendere i combattimenti. L'entrata dei ribelli a Goma è considerata uno degli sviluppi più importanti degli ultimi anni nella rivolta dell'M23 e nelle tensioni con il Ruanda, con cui la Repubblica Democratica del Congo ha recentemente interrotto i rapporti diplomatici. La regione orientale del paese è un'area complessa e instabile, teatro di diverse fazioni armate. L'M23, storicamente radicato nelle città di Masisi e Rutshuru, ha ampliato il territorio sotto il suo controllo, completando l'accerchiamento di Goma all'inizio del 2023, occupando Minova e Sake, i due principali centri urbani attorno al capoluogo. L'offensiva ha causato decine di migliaia di nuovi sfollati che si sono riversati in campi di accoglienza in entrambi i Paesi. I ribelli dell'M23 sono entrati a Goma dopo aver dato un ultimatum alle forze governative per chiedere loro di cessare le proprie operazioni difensive entro 48 ore. Lunedì mattina, gli abitanti della città hanno udito colpi d'artiglieria e spari, soprattutto nell'area dell'aeroporto, che ha sospeso i voli. Due dipendenti delle Nazioni Unite in città hanno riferito di aver visto truppe congolesi nel centro della città e quelle ruandesi oltre il confine scambiare colpi di artiglieria. Bintou Keita, la rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Congo, ha dichiarato che i ribelli hanno usato gli abitanti come «scudi umani» nell'ultima fase dell'avanzata, dai sobborghi della città verso il centro. Domenica, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha espresso preoccupazione per la situazione e ha invitato il Ruanda a cessare ogni supporto all'M23, poiché si ritiene che il paese abbia armato i ribelli e fornito loro visori notturni, mortai, mitragliatrici e armi in generale che hanno ampliato il loro raggio d'azione, rendendoli simili a un esercito convenzionale. L'M23 è l'ultimo di una serie di gruppi armati storicamente sostenuti dal Ruanda per ragioni etniche. I gruppi etnici dominanti nella regione dei Grandi Laghi (che oltre a Ruanda e Repubblica Democratica del Congo comprende Burundi, Uganda, Tanzania e Kenya) sono due: gli Hutu e i Tutsi. Il genocidio del 1994 fu l'apice dello scontro tra queste due etnie: gli Hutu, che erano più numerosi, massacrarono centinaia di migliaia di Tutsi, che erano meno ma che per varie ragioni determinate anche dalle decisioni dei vecchi dominatori coloniali, occupavano il grosso dei posti di potere. Dopo il genocidio i Tutsi tornarono al potere in Ruanda, costringendo molti Hutu a migrare in massa nella Repubblica Democratica del Congo. Da allora il Ruanda ha un interesse particolare per la situazione congolese. I ribelli dell'M23 sono prevalentemente di etnia Tutsi e rivendicano un ruolo da protettori dei Tutsi congolesi. L'M23 è l'erede diretto del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP), una formazione paramilitare attiva tra il 2006 e il 2009 nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo. Il loro nome si riferisce alla data – il 23 marzo del 2009 – dell'accordo che pose fine a una precedente rivolta, e che secondo loro non fu rispettato: prevedeva che i Tutsi fossero integrati nell'esercito e nell'amministrazione congolesi, tra le altre cose. All'epoca la grande pressione internazionale sui ribelli e sul Ruanda: l'allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama chiese a Kagame, che è presidente del Ruanda dal 2000, di smettere di sostenere i ribelli. Kagame lo fece anche per non perdere 240 milioni di dollari di aiuti internazionali, da cui l'economia del suo paese dipendeva (oggi un po' meno). Le motivazioni dell'M23 sono un po' diverse. In passato chiedevano il rispetto di accordi che prevedevano, tra le altre cose, il riconoscimento del loro braccio politico come partito legittimo
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