L'inaugurazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025 è stata segnata da un'inaspettata vicenda: la colata di bitume sui tombini, compresi quelli per l'erogazione dell'acqua, ha costretto il Genio Civile a una geniale caccia con il metal detector. La situazione ha scatenato un'ondata di ironia sui social media e ha messo in luce disorganizzazione e controversie interne alla Fondazione.
La nota ufficiale del Genio civile, emessa per giustificare di avere asfaltato i tombini di Agrigento , compresi quelli per l'erogazione dell'acqua, rischia di diventare materia di studio per i linguisti.
Perché, in vista dell'inaugurazione di «Agrigento capitale della cultura 2025» e dell'arrivo del capo dello Stato, la colata di bitume stesa venerdì 17 gennaio ha tappato tanti rubinetti di una città a secco e per ritrovarli il Genio civile spiega di avere avviato una caccia «con la tecnologia del metal detector, poiché non erano stati 'georeferenziati'». Sui social è esploso così un vulcano di amare ironie con commenti implacabili contro Comune, Regione e Genio Civile per quella striscia di catrame buttata giù in fretta con camion e compressori per evitare sussulti al corteo presidenziale. Per tappare malamente le buche. Dallo stadio, dove il capo dello Stato è atterrato, al Teatro Pirandello dove ha parlato sabato 18. A cerimonia conclusa s'è poi scoperto che, per ridare l'acqua a tanti palazzi e azionare i rubinetti di una distribuzione fatta ancora a mano, bisognava «georeferenziare». Con una corsa ai vocabolari per capire che occorreva «attribuire delle coordinate geografiche a un'immagine raster o vettoriale...». Linguaggio un po' ermetico. Più chiari video e foto sugli operai a caccia di tombini con il metal detector. Scavando per individuarli, ma con l'effetto collaterale di creare nuovi fossi. Si sono lamentati il sindaco Francesco Micciché e il governatore dell'isola Rosario Schifani per il clamore mediatico dato da giornali, siti e Tv a questa paradossale pagina di Agrigento. Ma il sospetto di critiche gratuite o addirittura di manipolazione della verità s'è infranto sulla guerra interna alla stessa Fondazione istituita un anno fa per allestire il programma di «Agrigento Capitale». Prima hanno fatto fuori l'ex sottosegretario del centrosinistra Nenè Mangiacavallo che più si era speso per la candidatura. Poi i big politici locali, su indicazione dello stesso sindaco Micciché, hanno scelto un docente di Economia dei beni culturali, Giacomo Minio. Ma da quattro giorni pure a lui hanno dato il ben servito. Esonerato in tronco. Su indicazione di Schifani, come ha rivelato l'interessato, dopo un incontro con Micciché, presentando le dimissioni «per un richiesto avvicendamento squisitamente politico». E adesso il presidente della Regione, procedendo a un sostanziale «commissariamento», sarebbe in procinto di nominare un ex magistrato che ha fatto pure l'assessore con Raffaele Lombardo, l'ex procuratore generale di Trento Giovanni Ilarda, una carriera cominciata 50 anni fa proprio ad Agrigento. Si fa anche un altro nome. Quello di Massimo Russo, magistrato di lungo corso, anch'egli con un passato di assessore regionale, sempre in area Lombardo. Evitano tutti dichiarazioni ufficiali, mentre il primo mese della «Capitale» già vola via e mentre si sfoglia un programma ufficiale dove si parla di tanti eventi in modo generico, senza precisare date e protagonisti. Creando incertezza nei tour operator e anche fra i 44 partner che hanno collaborato al dossier vincente. Enti ed associazioni, Fondazioni e Comuni. A cominciare da Lampedusa, l'isola dove si lamentano di non essere mai stati consultati
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