L'app di intelligenza artificiale generativa cinese DeepSeek è sparita dagli store digitali di Apple e Google in Italia. La scomparsa segue una richiesta di informazioni da parte del Garante della Privacy italiano, che solleva preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei dati degli utenti.
Dalle prime ore del mattino di giovedì, l'applicazione DeepSeek, l'intelligenza artificiale generativa cinese che ha suscitato molto parlare negli ultimi giorni, causando un terremoto sui mercati internazionali, ha smesso di essere disponibile negli store digitali di Apple e Google in Italia . Prima della sua scomparsa, era la più scaricata dagli utenti. Il sito web, invece, è rimasto accessibile, ma con prestazioni instabili.
Un problema già osservato in precedenza, ma che sembra essersi aggravato con black out prolungati. Anche coloro che avevano precedentemente scaricato l'app sul proprio telefono sono riusciti ad utilizzarla, sebbene con qualche difficoltà. Cosa è successo? Non ci sono spiegazioni ufficiali, ma fonti vicine alla vicenda ci hanno confermato che è stato lo sviluppatore a rimuovere l'app. In altre parole: è stata DeepSeek a cancellarsi dall'elenco delle app scaricabili dagli store. Questa conferma è arrivata alla fine di una giornata in cui questa spiegazione era sempre più evidente, partendo dall'assenza di risposte ufficiali da parte degli attori in campo: Google, Apple e persino DeepSeek. Il fatto che le applicazioni siano scomparse dagli store solo in Italia è molto significativo. Tanto da essere oggetto di articoli su alcuni siti internazionali come il TechCrunch americano. Perché avviene il giorno dopo che il Garante della Privacy aveva informato di aver inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio DeepSeek? «L'Autorità, considerato l'eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina», si leggeva nella nota del Garante. Il Garante ha dato 20 giorni alle aziende per rispondere. Ma il giorno dopo, l'app è sparita da App Store e Google Play Store. L'app di DeepSeek è tra le più scaricate al mondo in questo momento. Anche negli Stati Uniti risulta la prima sul negozio digitale di Google. Secondo la società di analisi AppFigures dal giorno del suo lancio, a metà gennaio, DeepSeek è stata scaricata oltre 1,2 milioni di volte sul Play Store e oltre 1,9 milioni di volte sull'App Store in tutto il mondo. Lo stesso Garante per la protezione dei dati personali bloccò temporaneamente ChatGPT, il chatbot di OpenAI, in Italia il 31 marzo 2023 per violazioni del Gdpr. Il servizio era appena stato lanciato nel nostro Paese. Lo stop durò un mese. Il chatbot tornò operativo dopo aver introdotto una serie di modifiche alla piattaforma. OpenAI fu poi sanzionata con una multa di 15 milioni di euro nel dicembre 2024 per violazioni relative al trattamento dei dati personali degli utenti da parte di ChatGPT. Un precedente che sembra molto indicativo rispetto a quanto successo ieri. L'unica spiegazione plausibile è che le aziende proprietarie di DeepSeek, di fronte al rischio di sanzioni o guai legali, abbiano deciso di ritirare, almeno momentaneamente, l'app, in un mercato dai numeri piuttosto contenuti. Il presidente del Garante della privacy, Pasquale Stanzione, ieri ha detto di non sapere le ragioni della sparizione delle app. E ha commentato all'agenzia Radiocor: la preoccupazione verso DeepSeek «è la stessa che avevamo maturato su Chapt-Gpt/OpenAi due anni fa: bisogna sapere quali sono le fonti che hanno alimentato il chatbot, qual è la base giuridica su cui si è mosso e soprattutto evitare o comunque sapere che non ci siano fake news e bias». Al ricevimento delle informazioni «si aprirà l'istruttoria per vedere se queste informazioni sono corrispondenti - ha proseguito in merito al seguito della procedura che inizierà dopo i 20 giorni concessi a DeepSeek per rispondere -. Noi abbiamo il parametro di riferimento rappresentato dal Gdpr per vedere se c'è compliance con quello». La richiesta di informazioni da parte del Garante, ha dichiarato Pasquale Stanzione, è seguita alla segnalazione di Altroconsumo. Un nodo delle verifiche da parte dell’Autorità riguarda i server in cui i dati del chatbot vengono conservati. «Questa è una cosa importantissima - ha risposto il presidente dell’Autorità - perché i dati degli italiani poi vengono trasferiti senza alcuna tutela in un Paese che non ha le medesime garanzie europee»
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