La madre di Cecilia Sala, dopo un colloquio con la presidente del Consiglio, ha chiesto ai media un silenzio stampa per evitare che le informazioni possano prolungare la sua pena carceraria e rendere più difficile la sua liberazione.
I genitori di Cecilia Sala hanno chiesto ai media un silenzio stampa per evitare che la giostra delle informazioni su che cosa si possa e si debba fare allunghi i tempi di una pena carceraria ingiusta e renda più difficile una soluzione. Di fronte all’abisso personale e familiare, la madre di Cecilia Sala ha saputo trattenere l’impulso dell’emozione indignata e ha scelto un registro di responsabilità.
Come lei, sono un soldato: così ha detto dopo il colloquio con la presidente del Consiglio, aggiungendo di sentirsi rassicurata per quanto ha appreso degli sforzi in corso per riportare a casa sua figlia. Il senso di smarrimento, di pena e di timore per la sorte di sua figlia si è accompagnato a una seria disciplina dei comportamenti e delle parole, fatto assai raro in una cultura vittimista che scarica il barile del cuore su chiunque sia a tiro e lo sostituisce alla gravità oggettiva dei fatti per evitare che la giostra delle informazioni su che cosa si possa e si debba fare allunghi i tempi di una pena carceraria ingiusta e renda più difficile una soluzione. Sul modo possibile di corrispondere al loro legittimo invito. Certo sarebbe complicato e sbagliato lasciar cadere o cancellare nella caciara il significato di questo contegno esemplare di fronte ai rischi di un intrigo istituzionale internazionale di cui Cecilia Sala paga incolpevole tutto il prezzo. La sobrietà e l’autocontrollo di Elisabetta Vernoni smentiscono le solite fole sparse sul carattere degli italiani e sulla loro tentazione innata di indulgere al piagnisteo . L’impressione è che la famiglia Sala abbia capito con prontezza e coraggio il nucleo della intera faccend
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