L'articolo critica la commemorazione del Giorno del Ricordo, denunciando la superficialità e la semplificazione della tragedia delle foibe e dell'esodo istriano. Si evidenzia come l'ondata di narrazioni spesso fuorvianti e manipolative, amplificate da algoritmi sociali, abbia oscurato un'analisi approfondita del periodo storico. Si sottolinea il ruolo delle associazioni che, per ottenere finanziamenti, promuovono visioni semplicistiche e accusatorie.
Quando il 10 febbraio del 1947 a Parigi venne firmato il Trattato di Pace che ridefiniva i confini europei dopo la barbarie nazifascista – data che è stata scelta dal parlamento italiano per celebrare il Giorno del Ricordo dell’e delle foibe – il ministro della Giustizia Carlo Nordio era nato da quattro giorni.
L’onda lunga del pensiero alla base della legge approvata dal parlamento è arrivata come uno tsunami. La tragedia delle foibe ormai ha di fatto surclassato ogni qualsivoglia analisi e approfondimento sul dramma dell’esodo. Mio nonno, morto da esule istriano a Trieste all’età di 95 anni, quando arrivava il 10 febbraio si arrabbiava sempre.La perdita della latinità dell’Adriatico orientale è quasi completata.
Nei giorni che anticipano il 10 febbraio arriva poi la valanga degli improvvisatori di professione, quelli che “vi spiego io i crimini dei comunisti”, “era tutta una pulizia etnica”, avallati e sospinti dalle associazioni che, per accreditarsi al tavolo di chi finanzia alla stregua di istituti di ricerca, mandano avanti le truppe. Sui social è da mettersi le mani nei capelli, al cospetto di cotanta sfacciataggine e ignoranza.”.
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