La storia di Bianca Perea, una tirocinante avvocatessa di 32 anni, ha fatto il giro del mondo. È stata la prima persona nel Regno Unito ad aver ricevuto un trapianto di fegato per eliminare le metastasi di un tumore al colon. La sua è una storia di speranza e progresso scientifico, che dimostra come la tecnologia medica stia aprendo nuove strade per la lotta contro il cancro.
La storia di Bianca Perea ha fatto rapidamente il giro del web, dall'Inghilterra al resto del mondo. La sua è una vicenda eccezionale e, si spera, a lieto fine, raccontata a inizio gennaio dai medici del Christie NHS Foundation Trust, centro specializzato in oncologia dove è stata curata.
La tirocinante avvocatessa di Manchester, 32 anni, è infatti la prima persona nel Regno Unito ad aver ricevuto un trapianto di fegato per eliminare le metastasi dovute a un carcinoma intestinale di stadio avanzato. «Una pratica impensabile fino a poco tempo fa, ma che in Italia viene già effettuata, sebbene sia riservata a pochi pazienti, selezionati con molta precisione, come hanno tenuto a sottolineare anche i colleghi inglesi - commenta Umberto Cillo, direttore della Chirurgia Epato-Bilio-Pancreatica e del Centro Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedale-Università di Padova -. Al di là del singolo caso, la notizia importante è che la scienza ha fatto dei progressi importantissimi e oggi la guarigione post trapianto di un paziente metastatico non è più un miraggio, ma una possibilità reale». Nel novembre 2021, a soli 29 anni, Bianca Perea riceve la diagnosi di carcinoma del colon retto al quarto stadio, il più avanzato: ha metastasi al fegato e i medici le propongono un lungo iter di chemioterapia unita all'anticorpo monoclonale panitumumab. L'obiettivo è tenere a bada la malattia, rallentandone l'evoluzione, piuttosto che cercare una guarigione, perché le probabilità di eradicare del tutto una neoplasia già così estesa sono statisticamente molto basse. La ragazza, però, risponde estremamente bene ai 37 cicli di terapia farmacologica durata due anni e mezzo che riescono a ridurre molto il tumore. A maggio 2023, i clinici decidono di operarla al colon per rimuovere la massa tumorale. L'intervento riesce e il tumore viene asportato per intero, ma i controlli indicano che purtroppo le metastasi epatiche sono ancora presenti e non sono operabili. Bianca, però, è considerata una candidata ideale per il primo trapianto di fegato in una paziente con carcinoma del colon metastatica eseguito nel Regno Unito. Ha tutte le caratteristiche necessarie. L'operazione viene eseguita nell'estate del 2024 e ad oggi non c'è traccia più traccia di tumore, per cui i suoi medici sperano cautamente in una guarigione. Una speranza fondata sulla scienza, come dimostrano i dati di uno studio internazionale pubblicato sulla prestigiosa rivista medica The Lancet al quale l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova ha partecipato come unico centro italiano. «Per la sperimentazione abbiamo arruolato, in 20 centri di riferimento europei, 94 pazienti con carcinoma colon rettale e metastasi epatiche inoperabili - spiega Cillo -. Purtroppo la sopravvivenza dei malati con questo tipo di neoplasia è ancora troppo breve, per questo cerchiamo strategie più efficaci degli attuali farmaci standard e abbiamo voluto testare l'utilità del trapianto di fegato. Il risultato è stato importante: a cinque anni dalla diagnosi risulta vivo soltanto il 9% dei pazienti trattati con terapia farmacologica e ben il 73% dei pazienti sottoposti al trapianto di fegato. Una strategia che, una manciata di anni fa, era considerata un tabù perché si temeva che la terapia antirigetto (indispensabile per un trapianto) potesse 'far esplodere' il tumore, accelerare le ricadute». Il chirurgo padovano, come i colleghi britannici, tiene però a sottolineare che si tratta di un'opzione riservata a casi molto selezionati: «Ci sono criteri stringenti da rispettare, a partire dal fatto che le metastasi devono essere confinate unicamente al fegato - conclude Cillo -. Poi la neoplasia dev'essere sotto controllo, non in progressione, e l'intervento al colon dev'essere stato eseguito con successo. C'è una tempistica precisa, determinati marker tumorali da valutare, e altro ancora. Diciamo che parliamo dell'1-2 per cento di pazienti con carcinoma colorettale metastatico, ma per quei pochi il trapianto fa una grande differenza». Con quasi 49mila nuovi casi diagnosticati nel 2024, quello del colon-retto è il secondo tipo di cancro più frequente nel nostro Paese ed è anche il secondo nella poco ambita classifica dei più letali, nonostante ci sia un modo efficace per diagnosticarlo agli inizi e salvarsi la vita: lo screening (offerto gratis in Italia a tutti le persone fra 50 e 70 anni) con il test Sof, per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Settem italiani su dieci, però, non eseguono il test che consentirebbe di evitare quasi il 90% dei casi, visto che i carcinomi colon-rettali si sviluppano a partire da adenomi o polipi che impiegano anni, in media una decina, per trasformarsi in forme maligne. Se diagnosticato ai primi stadi, quando il tumore è di piccole dimensioni, l'intervento chirurgico di asportazione può essere sufficiente a guarire definitivamente il paziente
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