Lo spreco alimentare in Italia è un problema grave, con un costo economico e ambientale significativo. La dodicesima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare si concentra sulla necessità di agire per ridurre lo spreco alimentare pro capite entro il 2030.
Immaginiamo di buttare ogni giorno nell'immondizia un panino appena acquistato, oppure un pacchetto di patatine nemmeno aperto. Assurdo? In realtà, quei 88,2 grammi di cibo è proprio la quantità che quotidianamente, in modo più o meno consapevole, ognuno di noi getta via, spreca. Giorno dopo giorno si arriva ad un totale di 617,9 grammi settimanali, oltre 27 chili l'anno di spreco alimentare individuale insieme a 139,71 euro. E questo solo in Italia . Tanto. Troppo.
In realtà, come ci ricordano i dati 2025 redatti dall'osservatorio internazionale Waste Watcher nel rapporto “Il Caso Italia” non ci sarebbe alcuna quota di spreco alimentare considerata “accettabile” visto che secondo la Fao ancora oggi 735 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Temi sui ragionare in occasione della dodicesima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare che ricorre il 5 febbraio. Oggi l'Osservatorio presenta a Roma il nuovo rapporto 2025 con i dati del “Caso Italia” (insieme all'università di Bologna) e lancerà la campagna di sensibilizzazione “Spreco Zero” con il patrocinio del ministero dell’Ambiente. Perché il tempo stringe e il conto alla rovescia è già iniziato. Mancano infatti appena 5 anni per raggiungere il traguardo degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ossia dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite rispetto a dieci anni fa, sia nella vendita al dettaglio che nelle case dei consumatori che incide per il 50% sulla filiera dello spreco nazionale e internazionale. Arrivare a quei 368,7 grammi settimanali, ossia la metà dei 737,4 registrati al momento dell’adozione dell’Agenda. Tema portante della Giornata sarà dunque #Tempodiagire e #Timeact. Agire, perché l’obiettivo è inserire nella vita quotidiana di ognuno di noi le buone pratiche. Gesti concreti per diminuire la dispersione alimentare sia prima dell’acquisto che nella fase del consumo. Il Caso Italia “Gli italiani sono più spreconi ma anche più poveri: meno attenti alla gestione del cibo a casa, ma preoccupati per la possibilità di accedere al cibo sano e sostenibile”. Così descrivono la situazione in Italia i ricercatori dell’università di Bologna che hanno analizzato per conto di Waste Watcher le abitudini degli italiani sulla consapevolezza dello spreco di cibo. Infatti sale l’asticella dello spreco domestico: di quei 88,2 grammi al giorno che gettiamo, tra i rifiuti finisce soprattutto la frutta (24,3 grammi settimanali); il pane (21,2 grammi); le verdure (20,5 grammi), l’insalata (19,4) e le cipolle (17,4) spesso disponibili in confezioni sovradimensionate rispetto al bisogno. Così tra i rifiuti durante i 365 giorni l’anno finiscono 14,101 miliardi di euro pari a 4,513 milioni di cibo gettato: praticamente alimenti che passano dal campo dove viene raccolto alla pattumiera passando, (forse) sulle nostre tavole. 8,42 miliardi di euro è il costo dello spreco domestico: il 58% arriva dalla nostre case, il 28% nella fase della commercializzazione. A sorpresa sprecano soprattutto le fasce più deboli: +26% rispetto alla media). L’insicurezza alimentare A sprecare di più sono le fasce più deboli. Si legge nel report di Waste Watcher: “Mentre sprechiamo più cibo si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile: l’indice FIES di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95% (era + 10,27% nel 2024), in uno scenario generale in cui la povertà assoluta è aumentata in Italia dal 7,7% all’8,5% (5,7 milioni di persone nel 2023) e addirittura è salita del 28,9% per le famiglie straniere, e dove la povertà “relativa” già colpisce 2,8 milioni di persone. L’insicurezza alimentare delle famiglie italiane colpisce soprattutto al sud (+ 17%) e al centro (+15%), le stesse aree dove si spreca più cibo nelle case (più 16%, più 4%). La sfida “Mancano solo cinque anni al 2030, e 10 anni sono già trascorsi dall’adozione dell’Agenda di sostenibilità delle Nazioni Unite. Se ne parla spesso, senza mai verificare a che punto siamo realmente - spiega Andrea Segrè, fondatore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International - Per questo nel 2025 la Giornata che sensibilizza in Italia sullo spreco alimentare lancia la sua sfida a tutti i cittadini: per arrivare nel 2030 a uno spreco pro capite di 368,7 grammi settimanali, ovvero la metà dei 737,4 grammi registrati 10 anni fa al momento dell’adozione dell’Agenda 2030, dobbiamo tutti tagliare, ogni anno dal 2025 al 2029, circa 50 grammi di cibo, così da arrivare nel 2030 a uno spreco alimentare pro capite che non superi i 369,7 grammi settimanali, il traguardo previsto dall’Agenda delle Nazioni Unite che richiedeva all’Obiettivo 12.3 di dimezzare lo spreco di cibo fra il 2015 e il 2030”. Nasce anche lo Sprecometro Un’App attraverso la quale si può calcolare la perdita economica, l’impronta carbonica e idrica del cibo che buttiam
Spreco Alimentare Italia Agenda 2030 Insicurezza Alimentare Sostenibilità Ambientale
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